Per anni, entrando in libreria, la mia attenzione è stata attratta dai libri di Amélie Nothomb, senza però che mi decidessi mai a comprarne uno. Il mio solito “sesto senso” – il medesimo che da anni mi guida all’acquisto di libri senza neppure leggerne la trama – pareva non funzionare a dovere, o perlomeno essere alquanto confuso, e ogni volta la lettura di Nothomb veniva rimandata.
Ecco dunque che spulciando il catalogo Audible alla ricerca di qualcosa da ascoltare sono subito finita, quasi senza accorgermene, nella sezione dedicata all’autrice belga.
Audible propone ben 26 dei 28 romanzi pubblicati da Nothomb (mancano soltanto Sete e Gli aerostati), quindi ho fin da subito abbandonato l’idea di scegliere con un qualche criterio – non avrei saputo da dove cominciare – e mi sono fatta guidare dall’istinto.
Su Acido Solforico ci sono dunque capitata in maniera del tutto casuale, e mai il Caso avrebbe potuto farmi regalo migliore.
Ho scoperto un romanzo inquietante, il ritratto di una società che è identica alla nostra, ma portata alle estreme conseguenze.
Fino a che punto può spingersi l’uomo – si domanda Nothomb – per soddisfare le proprie pulsioni? Quanto può cadere in basso la società prima che un qualunque individuo si “svegli” e decida di fare qualcosa?
Con la sua sagacia, Nothomb ci mostra cosa saremmo capaci di diventare, avendone l’occasione. Ma anche cosa siamo già.
Ci troviamo a Parigi, e una troupe televisiva si aggira con un furgone per le strade della città, caricando (letteralmente rapendo) le persone che capitano a tiro. Lo scopo è quello di reclutare partecipanti per un nuovissimo reality show dal titolo ominoso: Concentramento.
Concentramento altro non è che una versione televisiva dei campi di concentramento nazisti: qui, i rapiti vengono divisi in prigionieri e kapò, dando il via a una raccapricciante cronaca di abusi e barbarie, di malvagità e disperazione attentamente documentata con l’occhio meccanico delle telecamere per poi essere data in pasto agli avidi spettatori.
La narrazione procede incalzante, e pagina dopo pagina siamo sempre più portati a domandarci dove stiano, chi siano, i colpevoli di una tale ed evidente follia. Sono i kapò che massacrano di botte i prigionieri per farsi amare e odiare dal pubblico? Sono gli organizzatori di quell’atroce reality? È la classe dirigente che non fa nulla per fermare una simile barbarie? Oppure siamo noi, gli spettatori, famelico occhio che tutto osserva ma non muove un dito? Che Nothomb stia cercando di dirci qualcosa? Che stia forse provando a condannare una passività che ben conosciamo, quella che ci rende muti e ciechi di fronte al dolore di donne picchiate e maltrattate, di immigrati lasciati in mare a morire e minoranze etniche sterminate da chi si crede superiore?
«Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo.»
Con Acido Solforico, Nothomb ci regala una storia potentissima, un’audace e ben riuscita provocazione che risulta impossibile da ignorare.
Su Audible potete ascoltarla letta da Liliana Bottone, che personalmente ho trovato perfetta per dar voce alle due protagoniste, la prigioniera Pannonique e la kapò Zdena; il tutto in neppure tre ore (2 ore e 52 minuti di ascolto, per l’esattezza).
Potendo dare tregua ai miei poveri occhi e riposare la vista, non vi sorprenderà dunque scoprire che ho divorato il romanzo in un’unica sessione, nell’arco della stessa giornata!
Come avrete certamente capito, in conclusione, Acido Solforico è un ascolto che vi consiglio caldamente di fare, perché le riflessioni suscitate da Nothomb sono non solo preziose, ma anche assolutamente necessarie.