Blake è morto. Lo ha ucciso la moglie. Ma quale delle tre? Rachel, la prima moglie, è obbediente e sottomessa. Tina è la ribelle. Emily è semplicemente troppo giovane. Quando il cadavere di Blake Nelson viene ritrovato sotto il sole del deserto, a essere sospettate sono loro: le tre vedove.
Blake Nelson è cresciuto nella Chiesa dei santi dell'ultimo giorno, quella mormone. Ma non ha mai accettato il divieto di poligamia. Si è preso un pezzo di terra desolato nell'angolo più remoto dello Utah, deciso a viverci seguendo le sue regole. E così ha fatto, con le tre mogli, fino al giorno della sua morte violenta.
Quando Rachel, Tina ed Emily vengono interrogate dalla polizia ha inizio un gioco di silenzi, mezze verità e sottili minacce. Chi sarà a parlare? Chi accuserà per prima le altre? O l'aver condiviso un uomo e una casa le ha rese alleate?
"Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche i villaggi, mille metri più giù. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle.
Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore.
Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione.
Risaliamo per ore, nella neve fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. I cecchini nemici - diavoli bianchi, li chiamano - ci tengono sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre saliamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i 'fiori di roccia'.
Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l'eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita.
Dall'inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima."
Con Fiore di roccia, Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima Guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.
"Gli manca solo la parola." È questo che dicono di Pepe, il cane di Edo, quando lo osservano. Con un pizzico di presunzione antropocentrica pensano di capirlo e credono che lui possa provare invidia per la condizione umana, così eretta e loquace. Ma come si può entrare nella mente dell'altro e raccontarne i pensieri, le paure e i desideri, senza necessariamente inquinarli con la propria prospettiva? Edo lo sa, lo sa benissimo, che non potrà mai fare proprio il punto di vista dell'adorato Pepe. Eppure ci prova, lo legge, lo studia, lo interpreta, e attraverso quello sguardo, così limpido e lucido, vede se stesso. Lui e Pepe sono inseparabili, sono la mente e la forza l'uno dell'altro. La loro giovinezza trascorre nel calore selvaggio di Catania, tra scuola, compiti e corse nel parco.
In quelle pigre giornate siciliane felicità e spontaneità sono la stessa cosa, facili da afferrare come una pallina lanciata sul prato. Fino a che la vita non si mette in mezzo, sotto forma di università prima e di lavoro poi, e porta Edo lontano, nella fredda Milano, poi ancora più lontano, a Torino. È allora che Pepe smette di essere solo un cane e diventa la giovinezza, la Sicilia, la felicità, tutto ciò che Edo si è lasciato alle spalle. Gli imperativi umani sovrastano e schiacciano i suoi desideri più essenziali, alla leggerezza del gioco subentrano l'ambizione, il senso del dovere, la carriera, la vita diventa un affare complesso e stratificato. Per fortuna c'è la filosofia, a far ordine in questo caos.
Un sostegno necessario, ma è sufficiente? Chissà cosa direbbe Pepe se potesse parlare. Intanto parla Edo, interroga i filosofi, si appropria dei loro pensieri rielaborandoli, rincorre a braccia tese il senso della vita e del tempo. Eppure l'unica voce che continua a toccare le corde giuste, quelle più fragili e autentiche, è quella di Pepe. È così che il cane diventa "un varco verso tutte le altre creature" e il filosofo "la cassa armonica della loro storia", il primo un filosofo, il secondo un "animale qualsiasi". I ruoli si scambiano, le prospettive si confondono e nel farlo si potenziano.
Ognuno di noi ha un Pepe, rannicchiato accanto, dentro, o tutto intorno, a sussurrarci la via, spesso con il linguaggio più semplice, quello che non ha bisogno di lessico e sintassi per esprimersi. Riconoscerlo, ascoltarlo, seguirlo, non è facile, Edo ci prova da tutta una vita, perché "imparare a guardare gli animali significa imparare a muoversi insieme a loro, darsi pace con loro". E forse, solo quando dirà addio al Pepe in carne e ossa, col cuore pieno di dolore, riuscirà a farlo davvero.
Seattle. Nella cantina dell'hotel Panama il tempo pare essersi fermato: sono passati quarant'anni, ma tutto è rimasto come allora. Nonostante sia coperto di polvere, l'ombrellino di bambù brilla ancora, rosso e bianco, con il disegno di un pesce arancione. A Henry Lee basta vederlo aperto per ritrovarsi di nuovo nei primi anni Quaranta.
L'America è in guerra ed è attraversata da un razzismo strisciante. Henry, giovane cinese, è solo un ragazzino ma conosce già da tempo l'odio e la violenza. Essere picchiato e insultato a scuola è la regola ormai, a parte quei pochi momenti fortunati in cui semplicemente viene ignorato.
Ma un giorno Henry incontra due occhi simili ai suoi: lei è Keiko, capelli neri e frangetta sbarazzina, l'aria timida e smarrita. È giapponese e come lui ha conosciuto il peso di avere una pelle diversa. All'inizio la loro è una tenera amicizia, fatta di passeggiate nel parco, fughe da scuola, serate ad ascoltare jazz nei locali dove di nascosto si beve lo zenzero giamaicano.
Ma, giorno dopo giorno, si trasforma in qualcosa di molto più profondo. Un amore innocente e spensierato. Un amore impossibile. Perché l'ordine del governo è chiaro: tutti i giapponesi dovranno essere internati e a Henry, come alle comunità cinesi e, del resto, a tutti gli americani, è assolutamente vietato avere rapporti con loro.
Eppure i due ragazzini sono disposti a tutto, anche a sfidare i pregiudizi e le dure leggi del conflitto. E, adesso, quarant'anni dopo, quell'ombrellino custodisce ancora una promessa. La promessa che la Storia restituisca loro la felicità che si meritano.
Un romanzo d'esordio che ha sorpreso e incantato, rivelandosi un fenomeno editoriale unico. Uscito in sordina negli Stati Uniti, ben presto ha scalato le classifiche di tutto il paese e ha venduto migliaia di copie solo grazie al passaparola dei seguitori. Ambientato durante uno delle epoche più buie e dolorose degli Stati Uniti, Il gusto proibito dello zenzero è una storia indimenticabile e commovente di speranza e determinazione, di abbandono e di rimpianti, di lealtà e coraggio che esplora la forza eterna e immutabile dell'amore.
Chi se non Paolo Poli poteva calarsi nei panni di Don Abbondio e della Monaca di Monza, dando una voce inconfondibile a ciascuno dei memorabili personaggi manzoniani e tirandoci dentro nelle vicende umane e storiche del grande romanzo? Il libro di tutti e per tutti, in una lettura che è un vero spettacolo!
1931. Mentre la città attende la prima di Natale in casa Cupiello, dietro l'immagine di ordine e felicità propagandata dal regime fascista, crescono povertà e disperazione.
In un ricco appartamento vicino Mergellina vengono trovati i cadaveri di un funzionario della Milizia, Emanuele Garofalo, e di sua moglie Costanza. La statuina di san Giuseppe, patrono dei lavoratori, giace infranta a terra. Sulla scena del delitto, Ricciardi, che ha l'amaro dono di vedere e sentire i morti ammazzati, ascolta le ultime frasi della coppia, che non gli dicono granché.
Il commissario dovrà girare a lungo, e sempre piú in corsa contro il tempo, per le strade di Napoli per arrivare alla verità.
Una grande saga famigliare sullo sfondo di un secolo di storia italiana.
Agosto 1895, è tornato il colera. Romualdo Parlante, medico spaventato dalla virulenza del male, impone a sua moglie Palma, incinta del quarto figlio, di tornare immediatamente con gli altri bambini, nel loro paese d'origine in Puglia, dove troveranno rifugio in casa dei genitori di lui: Bastiano e Checchina.
È così che la luce della letteratura si accende sulla famiglia Parlante, protagonista di questo romanzo fluviale, che grazie all'intraprendenza del patriarca Bastiano sta emergendo dall'oscurità della storia, ritagliandosi un posto sul piccolo, assolato e povero palcoscenico di quella terra insieme dura e ricca che è la Puglia.
La storia degli uomini e delle donne della famiglia: Aniello, Costanzo e soprattutto Cipriano, il bambino che Palma portava in grembo fuggendo da Napoli, Vincenzina, Gelica, Reginella... La storia dei Parlante s'intreccia con quella tumultuosa dell'Italia: gli anni Dieci del '900; l'avventura coloniale e la prima guerra mondiale, in cui i giovani maschi della famiglia si gettano con slancio; gli anni dei primi, duri scontri sociali e poi l'avvento del fascismo; l'apertura al nuovo e le avvisaglie della modernità; la tragedia della seconda guerra mondiale e la fine di un mondo; poi la ricostruzione e il boom economico; i giorni nostri: un secolo intero carico di novità, sfide e drammi che i Parlante affronteranno sempre con coraggio, determinazione, ambizione.
Frutto di anni di lavoro, Gente del Sud racconta le molte incarnazioni che l'amore assume nella vita: l'amore appassionato, capace di superare ogni ostacolo e convenzione, l'amore per la propria sposa o il proprio sposo, per i figli, per la propria terra, per la "roba", per il proprio Paese e le proprie idee.
Un romanzo-mondo capace di riaccendere la passione per le narrazioni senza tempo. La celebrazione di una terra difficile e bellissima, la Puglia.
La famiglia Casadio vive da sempre nel borgo di Stellata, all'incrocio tra Lombardia, Emilia e Veneto. Gente semplice, schietta, lavoratrice. Poi, all'inizio dell'Ottocento, qualcosa cambia per sempre: Giacomo Casadio s'innamora di Viollca Toska, una zingara, e la sposa.
Da quel momento, i discendenti della famiglia si dividono in due ceppi: i sognatori dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, che raccolgono l'eredità di Giacomo, e i sensitivi, che hanno gli occhi e i capelli neri di Viollca, la veggente.
Da Achille, deciso a scoprire quanto pesa un respiro, a Edvige, che gioca a briscola con lo zio morto due secoli prima; da Adele, che si spinge fino in Brasile, a Neve, che emana un dolce profumo quando è felice, i Casadio vivono sospesi tra l'irrefrenabile desiderio di sfidare il destino e la pericolosa abitudine di inseguire i loro sogni.
E portano ogni scelta sino in fondo, non importa se dettata dall'amore o dalla ribellione, dalla sete di giustizia o dalla volontà di cambiare il mondo. Ma soprattutto a onta della terribile profezia che Viollca ha letto nei tarocchi in una notte di tempesta...
La saga di una famiglia che si dipana attraverso due secoli di Storia, percorrendo gli eventi che hanno segnato l'Italia: dai moti rivoluzionari che portarono all'Unità fino agli Anni di Piombo. Una storia epica e intima insieme, un romanzo in cui immergersi per recuperare la magia dei sogni e ritrovare tutto ciò che ci rende davvero vivi.
Arturo è un trentacinquenne, non ha ancora una fidanzata e fa l'agente immobiliare. Tra le sue poche passioni, la più importante sono i dolci. Almeno fino a quando entra in scena lei, Flora: la figlia del proprietario della pasticceria che fa gli sciù più buoni di Palermo. E in un istante diventa la donna dei suoi sogni. Sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, Flora sulla religione ha la stessa pignoleria di Arturo sui dolci.
Per un periodo felice i due stanno insieme, senza che lei si accorga della sua indifferenza religiosa e, naturalmente, senza che Arturo la confessi...
Nelle pieghe di storie dimenticate, di enigmi senza soluzione, di misteri non spiegati si è scritta la storia d'Italia degli ultimi ottant'anni. Cinque storie, l'una collegata all'altra, con protagonisti più o meno celebri di cui ignoravate (o quasi) l'esistenza. Cinque tasselli mancanti di un puzzle. L'immagine del puzzle - la foto degli anni del terrorismo, dell'Italia dei misteri, degli armadi mai aperti, dei faldoni impolverati - non è completa senza quel pezzetto. Sembra una costante in quel lembo di storia che inizia con la strage di Piazza Fontana e sembra non finire mai.
Servizi segreti, documenti dimenticati, pezzi di storia che rimangono nell'ombra, come se quello fosse il posto in cui qualcuno ha deciso che devono rimanere. L'Italia degli anni '70 è un puzzle che comporremo tassello dopo tassello. Dove ciascun tassello si spiega solo alla luce del precedente e solo legato al successivo. Mistero dopo mistero. Storia dopo storia. A comporre il puzzle per noi è il giornalista Tommaso Labate, con la collaborazione di Filippo Rossi e il sound design di Leonardo Carioti.
- L'attentato dimenticato,
- L'uomo sulla banchina,
- Il caso Lavorini,
- La mitraglietta di Jimmy,
- La rapina del secolo.
È in una sera di ottobre del 1912 che Agatha Miller conosce il tenente Archibald Christie, un giovane pilota bello e sfacciato che insiste per danzare con lei. I due diventano inseparabili, e non bastano l'ostilità delle famiglie o la penuria di mezzi a impedir loro di sposarsi e coronare il proprio amore. Ma quando, nel 1919, Archie torna a casa dalla guerra, è un uomo molto diverso dal ragazzo che Agatha aveva conosciuto, e la vita con lui si rivelerà l'opposto di come la scrittrice l'aveva immaginata.
Dicembre 1926. Dopo una furiosa lite, Agatha scompare. La sua auto viene ritrovata sulla riva di un profondo stagno; i segni lasciati dalle ruote e una pelliccia rimasta incomprensibilmente nel veicolo sono gli unici indizi su cosa possa esserle accaduto, o almeno così crede la polizia. Agatha, infatti, ha lasciato dietro di sé anche una misteriosa lettera, di cui solo Archie conosce l'esistenza e il contenuto. In poche ore, l'uomo si ritrova al centro di uno di quei gialli che hanno reso famosa la moglie, tra le implicite accuse degli agenti, l'insistenza della stampa e dell'opinione pubblica e le istruzioni della lettera, da cui dipende il suo futuro. Ma cosa si cela davvero dietro la scomparsa di Agatha?
Attraverso questa interpretazione di un episodio enigmatico della vita di Agatha Christie, Marie Benedict ci mostra una donna forte, capace di affrancarsi dalla persecuzione maschilista del marito mettendo in atto quelle abilità logiche e creative che ne hanno caratterizzato le opere.
Romanzo imprescindibile e di una modernità straordinariamente vitale, narra la storia della passione che spinse Anna a rinunciare alla sua famiglia, alla sua posizione sociale, a ogni cosa, per amore di Vrònskij. E davanti ai nostri occhi scorre tutta la Russia dell'epoca, dai salotti dell'alta società alle isolate isbe di campagna, dai gelidi uffici ministeriali alle paludi dove si tira alle beccacce, in un quadro di profonda e spietata bellezza.
C'è un mondo oscuro che si muove fra potere, politica e business. Un mondo che si costruisce sulla pelle non dei più deboli, ma di persone che vivono momenti di difficoltà. Alla violazione psicologica si affianca spesso una violenza ancora più devastante, profonda e sconosciuta.
A vivere in questo mondo sotterraneo sono quattro milioni di italiani. Sono il vostro edicolante, la ragazza che vi prepara il cappuccino al bar la mattina, la signora simpatica che incontrate sull'autobus andando al lavoro o il vostro odiatissimo vicino.
Sono persone inghiottite in quella zona grigia - che nel nostro paese soffre di un inspiegabile vuoto normativo - che s'annida al confine fra l'adesione a un nuovo culto e la manipolazione psicologica. Abusi sessuali ed economici, violenze fisiche, vite distrutte e piccoli imperi sono colonne portanti di questo allarmante universo misterioso.
Per raccontarlo, Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni hanno viaggiato lungo tutta l'Italia. Si sono infiltrati in alcune comunità, hanno incontrato adepti ed ex membri, parlato con esperti e indagato i gangli politici ed economici che rendono queste organizzazioni così potenti e aggressive.
Ne emerge un quadro sconvolgente e inaspettato, che attraverso documenti inediti e ricerche investigative puntuali mostra tutti gli abusi a cui gli adepti sono sottoposti.
Dalla sconvolgente comunità del Forteto nel Mugello, dove bambini venivano costantemente violati, fino alla sconosciuta comunità torinese dei monaci Durjaya, da Scientology alla città stato di Damanhur, passando da pedinamenti e pedofilia, Nella setta restituisce un'immagine inquietante e incredibile dell'occulto nel nostro paese.
Solo credere in sé stessi porta davvero lontano.
Andrea è sempre più vicina al suo sogno. Il secondo anno al Longjoy College, una delle scuole di giornalismo più prestigiose al mondo, sta per iniziare e non riesce ancora a credere di aver avuto una simile opportunità. Eppure, quando varca la soglia dell'antico edificio lasciandosi alle spalle i canali e le calli di Venezia, capisce che per lei sarà ancora più dura. Per lei che è lì solo grazie a una borsa di studio che deve mantenere a tutti i costi.
Per lei così impacciata e introversa. Per lei che è cresciuta con i libri come unici compagni. Ma ora non è più sola ad affrontare la vita del college, perché è entrata a far parte di uno strambo gruppo di amici: la cinica Marilyn, il dolce Andre, l'irrefrenabile Uno e, soprattutto, il misterioso Joker, che l'ha conquistata al primo sguardo. Ma non sempre è sufficiente.
Andrea è bravissima nello studio, meno a difendersi dagli attacchi di chi ha intuito il suo talento e vuole metterle i bastoni tra le ruote. Perché solo il primo del corso avrà le occasioni migliori. Una competizione che Andrea è pronta ad affrontare perché la sua passione per la scrittura è profonda e viene da molto lontano.
Da quando era bambina e la madre, che ora non c'è più, le ha strappato una promessa e affidato una pesante eredità: diventare una giornalista come lei. Nient'altro conta per Andrea. Non importa se Zen, il nuovo studente appena arrivato, è così simile a lei e così affascinante da farle perdere per un attimo la rotta che la porta a Joker. Non importa se la scuola vuole imporle scelte che non condivide.
Lei ha un obiettivo chiaro in mente e un'arma infallibile per raggiungerlo: le parole. La capacità di raccontare la realtà con la scrittura. Deve solo capire che la vita è fatta di scelte, e che più si cresce più esse diventano difficili.
Anna Dalton ha sorpreso gli ascoltatori con il suo esordio bestseller. Ora torna con un seguito tanto atteso. In una Venezia magica, ricca di saperi e antiche tradizioni, una storia che celebra la forza dei desideri, l'importanza dell'amicizia, la magia dell'amore e il valore delle proprie radici.
Una sera mio padre mi chiese se volessi diventare una sposa fantasma...
Malesia, 1893. È una serata afosa e la giovane Li Lan siede nello studio del padre nel tentativo di rallegrarlo. Spirali di fumo si innalzano lente dalla pipa da oppio dell'uomo che, seduto nella sua poltrona di vimini, si lascia andare al vizio che li ha condannati alla bancarotta. I Pan erano una famiglia benestante della ricca città portuale di Malacca, ma da quando il vaiolo si è portato via la madre e ha lasciato sfigurato il padre, Li Lan sa di avere poche prospettive per il futuro.
Improvvisamente suo padre, risvegliatosi dal torpore, le fa una strana richiesta. La ricca e potente casata Lim l'ha scelta come sposa per il loro primogenito, Lim Tian Ching, morto in circostanze misteriose. Si tratterebbe dunque di un "matrimonio fantasma", di quelli che si celebravano quando una famiglia desiderava placare uno spirito inquieto. L'unione potrebbe garantire una casa e una posizione di privilegio a Li Lan per il resto della vita, ma il prezzo da pagare sarebbe terribile. Lei sa che da questa scelta dipende il futuro della sua famiglia, eppure nel profondo del cuore sente che non deve accettare.
Dopo una semplice visita di cortesia nella nobile dimora dei Lim, Li Lan comincia a essere perseguitata nel sonno dallo spirito del promesso sposo. Notte dopo notte viene trascinata contro la sua volontà nel paese delle ombre, un mondo parallelo fatto di città fantasma e demoni assetati di vendetta, schiacciato da una mostruosa e ineluttabile burocrazia. È qui che il ricco e borioso Lim Tian Ching la aspetta e non intende lasciarla andare. Eppure è solo qui che Li Lan può liberarsi dal maleficio: deve scoprire i segreti più oscuri della famiglia Lim, ma anche di suo padre. E deve farlo in fretta, prima di rimanere intrappolata nell'Oltretomba per sempre...
Ghost Bride è un debutto incredibile che ha stregato pubblico e critica, diventando un bestseller del New York Times. Premiato dai librai indipendenti come libro dell'anno, è stato tradotto in oltre quindici paesi e ha ispirato l'omonima serie originale Netflix. Una storia piena di mistero e magia, che conduce il lettore in un mondo leggendario e indimenticabile.
"Se tutto il resto scomparisse e restasse solo lui, continuerei a esistere."
"Un romanzo in cui domina la violenza sugli uomini, sugli animali, sulle cose, scandito da scatti di crudeltà sia fisica sia, soprattutto, morale. Un romanzo brutale e rozzo - sono gli aggettivi utilizzati dalla critica dell'epoca - che scuoteva gli animi per la sua potenza e la sua tetraggine e che narra il consumarsi di un'inesorabile (sino a un certo punto) vendetta portata avanti con fredda meticolosità dal disumano Heathcliff. 'Cime tempestose' è un romanzo selvaggio, originale, possente, si leggeva in una recensione della 'North American Review', apparsa nel dicembre del 1848, e se la riuscita di un romanzo dovesse essere misurata unicamente sulla sua capacità evocativa, allora 'Wuthering Heights' può essere considerata una delle migliori opere mai scritte in inglese e, come affermava Charlotte Brontë in una lettera a William Smith, Ellis Bell (lo pseudonimo di Emily) era un 'uomo dal talento non comune, ma caparbio, brutale e cupo'. […]
Tomasi di Lampedusa esprimeva il suo entusiastico e ammirato giudizio su 'Cime tempestose': "Un romanzo come non ne sono mai stati scritti prima, come non saranno mai più scritti dopo. Lo si è voluto paragonare a 'Re Lear'. Ma, veramente, non a Shakespeare fa pensare Emily, ma a Freud; un Freud che alla propria spregiudicatezza e al proprio tragico disinganno unisse le più alte, le più pure doti artistiche. Si tratta di una fosca vicenda di odi, di sadismo e di represse passioni, narrate con uno stile teso e corrusco spirante, fra i tragici fatti, una selvaggia purezza." (Dall'introduzione di Frédéric Ieva)
Londra, Regent's Canal. Quando su una casa galleggiante viene ritrovato il corpo senza vita di un giovane uomo, brutalmente assassinato, il cerchio dei sospetti si stringe intorno a tre donne.
Laura: la ragazza con cui Daniel Sutherland, la vittima, ha trascorso l'ultima notte. Ferita nel corpo e nella mente da un trauma violento subito da bambina, è già nota alle autorità come soggetto pericoloso, vive sola e priva di affetti.
Miriam: la vicina indiscreta, che ha scoperto il cadavere e dato l'allarme, non senza occultare qualche informazione. Un tempo, qualcuno ha rubato la sua storia e non ha mai pagato per questo.
Carla: la zia di Daniel. Nel suo cuore porta un dolore inconsolabile che la fa diffidare di chiunque: sa che anche le persone buone sono capaci di azioni terribili.
Tre donne che non si conoscono ma sono unite da una caratteristica comune: ognuna ha subito un torto che le ha rovinato la vita. Ognuna cova un risentimento che rischia di esplodere da un momento all'altro, come un fuoco sotto la cenere. E forse per una di loro è giunto il momento di trovare pace. Perché, innocente o colpevole, ognuno di noi è segnato nel profondo. Ma alcuni lo sono al punto di uccidere.
Con il suo stile inconfondibile Paula Hawkins, autrice di "La ragazza del treno" e "Dentro l'acqua", ci cattura in una rete di inganni, omicidi e vendette. Il suo nuovo romanzo è un giallo e una storia di profonda umanità, capace di esplorare quei sentimenti che ci consumano dentro come un fuoco lento, fino a distruggere tutto ciò che abbiamo intorno. A meno che non troviamo la forza di domarne le fiamme.
Là fuori, in un mondo dove nessuna certezza è più tale, c'è qualcosa di terrificante. Qualcosa che non deve essere visto. Chi è così folle da tenere gli occhi aperti va incontro a un destino spaventoso.
Cinque anni dopo i primi episodi di terrore, pochi sono rimasti a popolare la terra. Vivono bendati, in una cecità autoimposta che li confina in un'oscurità perenne, in case buie e polverose con porte e finestre sprangate. Nessuno di loro ricorda di che colore è il cielo, com'è fatta una nuvola, quanto può abbagliare la luce del sole.
Come Malorie che, rimasta sola con i suoi due bambini, ha soltanto una speranza: attraversare il fiume, bendata, e raggiungere un luogo dove alcuni uomini stanno combattendo contro quel male senza nome. Ha aspettato tanto perché sa che il fiume, a un certo punto del percorso, si divide in quattro canali. E, per scegliere quello giusto, Malorie dovrà fare qualcosa che non fa da anni: aprire gli occhi. E sfidare la sua stessa mente per non cedere alla follia.
Tra "La strada" di McCarthy e l'immaginario di Stephen King, un debutto acclamatissimo negli Stati Uniti, la cui sottile e persistente inquietudine resterà con voi molto, molto a lungo.