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Dalla parte sbagliata: intervista a Debora Campanella

Dalla parte sbagliata: intervista a Debora Campanella

La cronaca nera, più nera possibile, con i suoi omicidi brutali, la violenza inspiegabile, i colpevoli veri o presunti e le speculazioni su di loro e sui moventi che li hanno spinti a uccidere, hanno conquistato il pubblico italiano. Lo testimonia l’enorme successo di podcast e canali YouTube a tema true crime, con milioni di ascoltatori e spettatori che attendono con ansia ogni nuovo episodio. 

Ma se, appunto, il true crime è ormai diventato mainstream e i contenuti disponibili sono moltissimi, la prospettiva dalla quale si raccontano queste vicende è di solito sempre la stessa: quella di chi ha svolto le indagini.

Dalla parte sbagliata, il podcast di Debora Campanella disponibile da oggi su Audible, offre invece un punto di vista poco esplorato. Si tratta del vissuto di chi è stato accanto agli assassini e ha presenziato, impotente, alla graduale discesa nell'oscurità di una persona cara. Sorelle, madri, figli, ex partner e altre persone vicine a chi ha compiuto un delitto o un reato grave, che hanno raccontato all’autrice come la loro vita sia stata stravolta da questi crimini. 

Dalla parte sbagliata

Debora Campanella è un'affermata creatrice di storie in podcast, riconosciuta per i suoi contributi ad alcune delle serie audio di true crime più importanti d'Italia; in questa intervista ci ha raccontato qualcosa di più su di lei e sul podcast Dalla parte sbagliata.

Ciao Debora, ci racconti brevemente chi sei e di cosa ti occupi per i lettori del blog di Audible?

Io sono un’autrice di podcast. Fino a questo momento ho sempre ideato, progettato e scritto  podcast affiancandomi ad altri autori, tra cui Pablo Trincia e Selvaggia Lucarelli. Ho  cominciato un po’ per caso, tra le primissime in Italia, facendo le ricerche e le revisioni per  Veleno, del 2017.  

Dalla parte sbagliata è il primo podcast che scrivo e racconto da sola.  

Il podcast Dalla parte sbagliata narra casi di cronaca nera da una prospettiva inedita. Puoi dirci qual è?

Gran parte del lavoro che ho fatto negli anni passati è stato parlare con le persone, e ho  capito che nelle storie, oltre ai fatti più importanti ed evidenti, c’è sempre un vissuto  personale dei protagonisti complesso e spesso doloroso.  

Io e la co-ideatrice del podcast, Audrey Gouband, abbiamo spostato la nostra attenzione  sulle persone che nei casi di cronaca nessuno guarda mai davvero: i parenti dei colpevoli, anche loro in qualche modo vittime di quelle terribili vicende in cui non hanno responsabilità. Le persone che abbiamo intervistato ci hanno raccontato come il mondo intorno a loro sia  cambiato drasticamente: sono stati allontanati, isolati, talvolta accusati di essere complici del  crimine, per il solo fatto di avere un legame di parentela con il colpevole.  

Cosa succede quando una persona scopre che un familiare è responsabile di un terribile crimine? Immaginiamo ci possano essere incredulità, rabbia, rifiuto, ma ti sei trovata davanti anche a sentimenti difficili da comprendere dall’esterno, come per esempio tentativi di giustificazione o comprensione? 

Le persone con cui abbiamo parlato hanno condannato i crimini commessi dai loro familiari, ma spesso si trovano a vivere uno sdoppiamento straniante e complesso da elaborare. Da una parte hanno di fronte il colpevole, che con le sue azioni ha anche rovinato le loro vite; dall’altra c’è la persona a cui vogliono bene. Per questo spesso cercano di capire cosa  sia successo, in una costante oscillazione tra la rabbia e il dolore per quel rapporto compromesso per sempre.  

Puoi farci una panoramica degli ospiti del podcast e dirci in base a che criteri li hai scelti?

Abbiamo cercato di raccontare prospettive diverse, partendo quindi da crimini di diversa  natura, e diversi rapporti di parentela - e non solo.  

Alcune delle storie sono molto note e dominano ancora le cronache, come quella di Viviana  Pifferi, sorella di Alessia, la donna che ha lasciato morire di stenti la piccola Diana, di 16  mesi, abbandonandola a casa da sola per 6 giorni.  

Monica Marchioni è madre del suo assassino: Alessandro Leon ha infatti tentato di  avvelenarla con un piatto di penne al salmone, con cui è riuscito a uccidere il marito di lei, Loreno. 

Guido Bonini ha cambiato cognome perché figlio di Paolo Bellini, responsabile di diversi  crimini, tra cui omicidi per la ndrangheta, e oggi sotto processo per la strage di Bologna.  Daniela e Sara sono l’ex moglie e la figlia di Alberto Arrighi, che ha ucciso un suo socio in affari, coinvolgendo anche il suocero nell’occultamento del cadavere.  

Didi e Mariano Maggioni sono la figlia e il fratello di Battista, accusato di aver abusato di  alcuni bambini in un asilo. La famiglia ha sempre sostenuto la sua innocenza, ma il terribile marchio della pedofilia sarà per sempre associato al loro cognome.  

Christian, che non ci ha voluto rivelare la nuova identità, è il figlio del cosiddetto Mostro di  Aosta, responsabile di quattro omicidi e di un tentato omicidio tra l’80 e il 95. Infine abbiamo una storia un po’ diversa: abbiamo incontrato Licia Sardo, avvocato di Milena  Quaglini, definita la Vedova nera del Pavese per aver ucciso tre uomini. Le due erano diventate grandi amiche, e l’avvocato Sardo ancora soffre per non aver potuto salvare quella donna fragile e piena di problemi dal suicidio.  

Qual è l’obiettivo della serie, cosa hai voluto o vorresti trasmettere a chi la ascolta?

Il nostro obiettivo è quello di far capire che i casi di cronaca sono molto più complessi  e sfaccettati di come solitamente vengono raccontati. Che oltre ai fatti, si parla di  persone. Che le vite di tutte le persone coinvolte, che sono molte più di quelle a cui si  pensa, vengono stravolte per sempre. Che prima di farsi un’idea e giudicare, si dovrebbe ascoltare e provare a capire.  

Qual è la storia, se ce n’è una, che ti ha colpito di più tra quelle che racconti nei sette episodi della serie?

Da madre, quella che mi ha colpita più di tutte è quella di Monica Marchioni.  Tutte le storie che abbiamo raccontato sono terribili, ma la sua lo è forse ancor di più: perché  è anche vittima, perché ha perso l’uomo che amava, perché il mostro era suo figlio. Un dualismo terribile a cui lei cerca ancora di dare un senso.  

Sei un’appassionata di true crime? Puoi consigliarci alcuni podcast di questo genere che hai amato particolarmente e spiegarci perché vale la pena ascoltarli?

Sono appassionata del genere, e per deformazione professionale ascolto quelli in inglese.  Per me il migliore di sempre è In the dark, le prime due stagioni. Poi Serial, la prima  stagione. Grandissimi lavori di inchiesta, accurati, ben raccontati. Di quelli che non riesci a  smettere di ascoltare.  

Oggi quando voglio qualcosa di meno impegnativo ascolto Crime Junkie, perché in puntate singole,  ma sempre piene di dettagli e raccontate con chiarezza.  

Infine in italiano (e non perché ci ho lavorato!) direi Veleno. Il primo, quasi un esperimento,  ma già capace di quell’approfondimento e di quello sguardo diverso che credo sia la vera ricchezza di questo mezzo. 

Se anche tu ami il true crime, ascolta subito Dalla parte sbagliata e scopri subito tutti gli altri Audible Originals che raccontano crimini reali.

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