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A tu per tu con i narratori Audible: Lino Guanciale

A tu per tu con i narratori Audible: Lino Guanciale

Buongiorno Lino, puoi presentarti brevemente ai lettori del blog di Audible?

Salve a tutte e a tutti i lettori e le lettrici del blog di Audible. Sono Lino Guanciale e faccio l'attore. Lavoro in teatro, in televisione e nel cinema. Ho una tale passione per la lettura che quasi cerco di registrare più audiolibri possibili per poter esercitare questa grande passione anche attraverso il lavoro.

Tu nasci come attore di teatro prima, e di cinema e televisione poi. Come ti sei avvicinato al mondo degli audiolibri?

Ma adesso, dal faceto torniamo al serio. Mi sono avvicinato al mondo degli audiolibri perché, alcuni anni fa, in coincidenza con l'escalation di interesse per questa forma di approccio alla lettura, mi è stato chiesto di registrarne alcuni. Credo che in questo abbia avuto un ruolo anche la mia partecipazione a dei programmi radiofonici importanti, come "Ad Alta Voce" di Radio3, dove ho letto dei romanzi, perché si è creata una potenziale credibilità come voce leggente di nobile letteratura presso chi gli audiolibri li produce, oltre che presso chi li ascolta. Il fatto che cominciassero a venir fuori proposte di questo tipo mi ha fatto molto piacere perché mi piace provare sempre cose nuove, e la registrazione di audiolibri non era nel mio orizzonte professionale fino a poco tempo fa, mentre adesso lo è e sono lieto che lo sia, perché è bello attraversare anche questo approccio che in molti oggi utilizzano per avvicinarsi ai libri.

Parlaci un po’ della tua ultima esperienza come narratore, Un borghese piccolo piccolo, di Vincenzo Cerami. È un romanzo che conoscevi già? Che legame hai instaurato con Giovanni e tutta la famiglia Vivaldi?

Conoscevo già il romanzo, ma nella mia mente, finché non l'ho riletto per registrare l'audiolibro, erano più vividi i ricordi della versione cinematografica di Monicelli, con uno straordinario Alberto Sordi in una parte molto diversa da altre da lui interpretate nel corso della sua carriera, e di una versione teatrale, con un bravissimo Massimo Dapporto, che ho visto negli ultimi anni. Tornare al romanzo è stato molto stimolante, e rivelatore anche, perché al netto della bontà delle versioni teatrali, cinematografiche, o di qualunque tipo che vengano tratte da un libro, tornare alla storia originale fa sempre scoprire cose nuove. A me ha impressionato quanto questo romanzo convinca come ritratto satirico della provincia morale degli italiani medi di una certa altezza cronologica della nostra storia, e forse anche della nostra attualità.

Un borghese piccolo piccolo

Tratta di esistenze assolutamente normali, per certi aspetti assolutamente mediocri, dall'orizzonte molto basso, intendo, e parla però in qualche modo di come mostruosità possano allineare in qualunque tipo di normalità. E in questo peraltro fa un lavoro molto raffinato nei confronti del lettore, perché non si interrompe mai il filo di empatia con il protagonista, con tutta la sua famiglia, e perfino con l'assassino che da carnefice diventa vittima. Credo che uno dei pregi della scrittura di Cerami sia proprio questa, ovvero fare in modo che il mostro, o la mostruosità più in generale, non venga distanziata ed allontanata da chi legge, ma in qualche modo accolta. Questo crea i presupposti per innescare in chi legge una riflessione su quanti punti in comune abbia la sua vita, il suo orizzonte, con quello dei protagonisti ritratti.

Su Audible sono disponibili sei audiolibri interpretati da te, tre dei quali sono testi di Pier Paolo Pasolini. Che relazione hai con questo personaggio e com’è stata l’esperienza di narrare alcune tra le sue opere più significative, come L’odore dell’India?

Leggere audiolibri è un modo anche per frequentare, o rifrequentare, testi che non conoscevi, ma anche che conoscevi o credevi di conoscere e ricordare molto bene, per scoprirli di nuovo. E' una cosa che ho già detto rispondendo ad altre domande di questa intervista, ma è una cosa che ritengo profondamente vera. Per me davvero lavorare sugli audiolibri significa fare uno dei gesti più belli che la mia professione mi consente, cioè un corpo a corpo con scritture che mi aiutano sempre a capire o conoscere qualcosa di nuovo su di me, sul mondo, e certo Pasolini da questo punto di vista è portatore di enormi occasioni. E' stato importante e bello poterlo leggere, poter registrare libri tratti dal suo corpus letterario. Per esempio mi ha dato l'opportunità di riverificare quanto belli e importanti siano i passaggi de L'odore dell'India in cui istituisce dei pendant fra la miseria del paesaggio indiano, umano ed architettonico che si trova davanti, e la realtà delle nostre periferie.

L'odore dell'India

La dolcezza del suo sguardo nei confronti di uomini e cose in quel testo (come in altri, ma forse ne L'odore dell'India in particolare) è stata bella da riassaporare. Con Pasolini io ho una pluridecennale storia d'amore. Una delle prime cose che ho recitato in vita mia è stata una poesia di Pasolini da La religione del mio tempo.

Durante la mia adolescenza ho avuto con questo autore un rapporto di attrazione e repulsione fortissime, perché un po' ha costellato di turbamenti la mia formazione letteraria il suo essere sempre e perennemente scandaloso nei confronti della borghesità o del provincialismo della nostra civiltà letteraria e della nostra cultura in generale.
Sono passato negli anni da questo turbamento con cui mi accostavo ad ogni suo testo ad un amore molto maturo oggi. Effettivamente è uno degli autori che ho studiato e frequentato di più, e oggi ho in qualche modo una maturità di relazione con questo enorme classico dei nostri tempi, autore imprescindibile per chiunque si occupi d'arte ai nostri giorni, visto che il suo eclettismo lo ha portato a toccare vari specifici comunicativi ed espressivi. Quindi chiunque si dedichi alla recitazione, scrittura, messa in scena cinematografica o teatrale, arte contemporanea in genere, non può non misurarsi con Pasolini. Beh, oggi ho un rapporto schietto con questo autore, che è nel pantheon dei miei assoluti preferiti, se si può dire. Sarà un espressione un po' sciocca, ma è così. Posso dire che alcune cose del suo teatro non mi piacciono, ma allo stesso tempo che Calderòn è uno dei testi più belli scritti nel secondo novecento per il teatro. Credo che la poesia di Sanguineti sia più forte, interessante e viva politicamente ed esteticamente della maggior parte della poesia pasoliniana, e che certi presupposti del suo sperimentalismo non siano all'altezza di quanto le avanguardie vere, come gruppo 63, siano riusciti a testimoniare. Però allo stesso tempo Le ceneri di Gramsci sono un testo che spesso vado a scorrere e rileggere. Quindi Pasolini è questo per me. Il suo studio ha accompagnato tutta la mia crescita intellettuale ed artistica, e sono lieto per esempio di aver potuto impersonare in Ragazzi di vita, bellissimo ed importante spettacolo teatrale di qualche anno fa, una figura da narratore, perché è stata un'occasione per fare il punto sulla mia relazione con questo autore così importante.

Anche narrare La tregua di Primo Levi dev’essere stata un’esperienza molto intensa. Ti va di parlarcene?

Leggere La tregua è stato allo stesso tempo doloroso e fondamentale. Fondamentale perché credo sia imprescindibile, oggi, nel momento in cui testimoni diretti dell'olocausto stanno scomparendo, riapprocciare la parola di Primo Levi. Per riscoprirne però non soltanto il valore di testimonianza, ma l'enorme valore letterario. Primo Levi è un grande scrittore del novecento, non è soltanto (e spero di essere perdonato per questo avverbio, perché non è in nessun modo sminuente) un testimone dell'olocausto.

La tregua

E' un grande autore, perché è uno di quegli autori in cui la parola è incontrovertibilmente la cosa designata, e sono in pochi gli autori che hanno questa capacità. Questo è vero sia quando Primo Levi ne La tregua parla dei momenti strazianti di uscita da Auschwitz, come in quelli in cui esercita una sapiente ironia nel descrivere se stesso e gli altri protagonisti del picaresco viaggio di ritorno dall'inferno che narra. Per esempio, avere l'opportunità di confrontarsi con il calibro di questa voce ironica che Primo Levi esercita ne La tregua è stata uno delle cose più belle da fare, nel mio lavoro in generale, degli ultimi anni. Indubbiamente un'occasione di crescita, e spero un'occasione preziosa di scoperta per chi ha ascoltato o ascolterà questa registrazione.

C’è qualche romanzo a cui sogni di poter dare voce in futuro?

Una domanda alla quale è impossibile rispondere, perché poi uno si sente in colpa per tutti gli autori e tutti i romanzi che non ha citato. Ma sicuramente leggerei volentieri dei grandi classici personali, dal Pasticciaccio brutto di via Merulana di Gadda, al Tempo di uccidere di Flaiano, ai romanzi di Sanguineti, Il gioco dell'oca e Capriccio italiano. Della letteratura anglosassone, ad esempio, Underworld di Don DeLillo. Ma allo stesso tempo Bouvard und Pécuchet di Flaubert. Fino ai più amati in assoluto, come Il rosso e il nero di Stendhal. Diventano tantissimi se prendo il via!
Però se dovessi esprimere una preferenza, tra virgolette, di politica culturale, forse prestare la voce ad autori italiani contemporanei in modo da consentire al pubblico di conoscerli e riscoprirli, sarebbe la cosa più utile in assoluto da poter fare. Ed allora, da quel punto di vista, forse quello che vorrei leggere è quello che deve essere ancora scritto, che non ho ancora letto, e che mi andrebbe poi di sostenere nel farlo arrivare al maggior pubblico possibile. Quindi è quello che ancora non ho letto, e che mi aspetto che mi sconvolga al punto da volerne fare un audiolibro.

Se ti abbiamo incuriosito, scopri e ascolta tutti gli audiolibri interpretati da Lino Guanciale su Audible!

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