Nota bene: L'opera non è adatta ai minori. È riservata esclusivamente a un pubblico adulto. Proprio come l'originale a fumetti, questo adattamento audio contiene linguaggio esplicito e scene di violenza, nonché riferimenti sessuali espliciti. La fruizione è consigliata a un pubblico adulto.
Sulla scia del grande successo di The Sandman, il primo capitolo di questa serie audio suddivisa in più parti, The Sandman: Atto II vede proseguire l'avventura dark fantasy del Signore dei Sogni, andando ad abbracciare la Rivoluzione Francese, l'Antica Roma, la San Francisco del XIX secolo, la Baghdad dell'VIII secolo e non solo.
The Sandman: Atto II sarà nuovamente adattato e diretto da Dirk Maggs e narrato da Neil Gaiman, che svolge anche il ruolo di direttore creativo e produttore co-esecutivo. Il ruolo del protagonista Sogno sarà, ancora una volta, affidato a Stefano Crescentini.
Torna a sognare. Dopo il grande successo del primo atto, che ha raggiunto la prima posizione nella classifica degli audio best-sellers del New York Times, "la più grande saga nella storia delle graphic novel" continua con The Sandman: Atto II. In questo sequel, sarà ancora una volta Stefano Crescentini a dare voce a Morfeo, il Signore dei Sogni. Tuffati in un mondo di miti, immaginazione e terrore, basato sulla fortunata serie di fumetti e graphic novel della DC scritta da Neil Gaiman (che tornerà come narratore nella versione inglese) e lasciati rapire da un'altra innovativa e avvincente serie audio, adattata e diretto dal pluripremiato maestro dell'audio Dirk Maggs.
Il secondo atto di questa serie dark fantasy è denso di contenuti e andrà ad abbracciare la Rivoluzione Francese, l'Antica Roma, la San Francisco del XIX secolo, la Baghdad dell'VIII secolo, e non solo. Sarà un alternarsi di personaggi nuovi e già noti, doppiati da uno straordinario cast di professionisti tra cui Marco Mete, Riccardo Rossi, Stefano Crescentini, Alessia Amendola, Francesco Vairano, Christian Iansante, Pasquale Anselmo, David Chevalier, Carlo Valli, Jacopo Venturiero, Letizia Ciampa, Mino Caprio, Tiziana Avarista, Franco Mannella, Melina Martello, Barbara Castracane, Letizia Scifoni, Paolo Marchese, Valentina Mari, Luca Dal Fabbro, Emiliano Coltorti, Marta Pizzigallo, Bruno Alessandro, Pietro Biondi, Daniele Giuliani, Francesca Manicone, Dario Penne, e ancora Daniele Ambra, Alberto Angrisano, Stefano Annunziato, Nanni Baldini, Stefano Brusa, Alessandro Campaiola, Ennio Coltorti, Domitilla D'Amico, Franca D’Amato, Valentina De Marchi, Guido Di Naccio, Enrico Di Troia, Fabrizio Dolce, Francesco Fabbri, Antonella Giannini, Marta Giannini, Viola Graziosi, Ilaria Latini, Elena Liberati, Perla Liberatori, Paolo Macedonio, Stefanella Marrama, Francesco Meoni, Gabriele Meoni, Adalberto Maria Merli, Andrea Mete, Stefano Miceli, Stefano Mondini, Antilena Nikolizas, Dario Oppido, Alessandro Quarta, Alessandro Rossi, Emanuele Ruzza, Gabriele Sabatini, Riccardo Scarafoni, Ada Zanetti, Gabriele Tacchi, Margherita Tiesi, Adriano Venditti, Guendalina Ward e molte altre superstar del cinema, teatro e doppiaggio italiano.
Dovrai soltanto chiudere gli occhi e ascoltare il seguito di questa grande opera epica.
L'Atto II della serie audio The Sandman adatta i volumi 4 (La stagione delle nebbie) e 5 (Il gioco della vita) nella loro interezza e quasi la totalità del volume 6 (Favole e riflessi).
Simone Moro ripercorre vent'anni di spedizioni in Himalaya senza nascondere nulla, né le grandi soddisfazioni né le difficoltà e le rinunce. Il suo è un lungo viaggio di avvicinamento, dalle Alpi bergamasche fino in cima al sogno di raggiungere la vetta più alta della Terra.
L'Everest per Simone non è solo una vetta da raggiungere, è la ragione per cui vale la pena di crescere, di camminare dal campo base alla cima, attraverso crepacci, successi, bufere improvvise, momenti di sconforto, incontri con amici veri e persone di cui è meglio non fidarsi.
La conquista dell'Everest di Simone Moro fatalmente si intreccia con le imprese dei grandi scalatori del passato: la tragedia di Mallory, il successo del 1953 di Hillary e Tenzing, la scalata senza ossigeno di Messner, la prima spedizione italiana di Monzino del 1973, la via americana mai più ripetuta di Tom Hornbein. L'alpinista bergamasco si confronta con i miti delle ascese estreme e segna la sua via.
Tommaso Cosseta ha dato la voce a Everest, in vetta a un sogno di Simone Moro, un audioBook realizzato con ambientazioni e sound design originali; l'esperienza d'ascolto è sorprendente e immersiva.
Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo.
Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta.
Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.
Strappato alla sua infanzia serena nel villaggio di Skarzysko-Kamienna, in Polonia, dopo aver vissuto l’opprimente miseria del ghetto ed essere stato costretto a lavorare in una fabbrica di munizioni, l’11 aprile 1945 Romek Wajsman viene liberato dalle truppe statunitensi. Romek ha solo quattordici anni, e insieme a lui e al futuro premio Nobel Elie Wiesel, quel giorno, nel campo di Buchenwald vengono trovati più di quattrocento giovani ebrei. Sono bambini e poco più: ragazzi denutriti, spaventati, già segnati dal senso di colpa, senza nessuno da cui tornare. Dopo un viaggio nell’Europa distrutta dalla guerra, vengono trasferiti alla Œuvre de Secours aux Enfants di Écouis, nella Francia del nord, un centro di accoglienza fondato tra gli altri da Albert Einstein, che aveva come missione il recupero fisico e psicologico dei piccoli reduci scampati all’Olocausto e il loro reinserimento nel mondo.
In questa testimonianza preziosa e inedita, Robert Waisman racconta la sua esperienza di sopravvissuto e la storia di questo luogo unico, dove centinaia di ragazzini hanno saputo trasformare il dolore e la rabbia in stimoli costruttivi. E dove, con coraggio, sono cresciuti tenendosi stretta la memoria del passato ma aprendosi con fiducia al futuro.
Da quando il tenente dei carabinieri Giorgio Roversi è stato trasferito in Sardegna ha dovuto imparare ad ambientarsi in una terra che non ha niente in comune con la sua amata Bologna. Ma adesso Roversi sta per tornare a casa, dove lo aspetta un caso irrisolto che lo tormenta da mesi.
L'imputato, Roberto Della Grada, è un amico di infanzia e le prove a suo carico sembrano inconfutabili. Eppure c'è qualcosa che non convince Roversi. Se non vuole rischiare di distruggere la sua carriera, il giovane tenente dovrà fare molta attenzione: quel caso è lo stesso che provocò il suo trasferimento forzato in Sardegna per motivi disciplinari.
E così Roversi approfitta di una licenza per dedicarsi a indagini segrete sulla vicenda. Per fortuna può contare su un fedele alleato: Luigi Gualandi, ex ufficiale veterinario dell'Arma. Ha così inizio un'indagine molto intricata, che porterà Roversi e Gualandi indietro nel tempo, nel tentativo di far emergere una volta per tutte la verità.
Un caso irrisolto.
Il passato che ritorna.
Un'indagine delicata per il tenente Roversi.
Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell'unico giornale indipendente del Paese, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico. In un Paese sull'orlo della guerra civile, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia. Ma, nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre-padrone che non disdegna la violenza. Cosi Kambili e Jaja crescono in un clima di dolorose contraddizioni fino a che, dopo un colpo di Stato, vanno a vivere dalla zia Ifeoma. E nella nuova casa, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà. Una rivelazione che cambierà il loro futuro.
L'ibisco viola racconta le trasformazioni civili e politiche del post colonialismo, ma è anche una storia sulla sottile linea che divide l'adolescenza dall'età adulta, l'amore e l'odio, le vecchie religioni e le nuove, in una prima prova che già unisce talento e saggezza.
"La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia, ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l'assassino parlerà di me."
Dopo Fiori sopra l'inferno e Ninfa dormiente, torna il commissario Teresa Battaglia in una storia intrisa di spietatezza e compassione, di crudeltà e lealtà, di menzogna e gentilezza. L'indagine più pericolosa per Teresa, il caso che segna la fine di un'epoca.
C'erano una volta Noah, Allison e la loro nuova splendida casa. Potrebbe essere l'incipit di una favola. Invece è l'inizio di un incubo. Un horror tutto italiano con echi nel mondo del fumetto e una grande storia d'amore.
2015. Tutto comincia con una stupenda e antica dimora di campagna e con i sogni di una giovane coppia, Allison e Noah, che progettano di costruire lì la loro famiglia. Ma le case, soprattutto le più belle, spesso nascondono segreti e, anziché un futuro, la casa regala loro una tragedia.
2019. Noah scopre che altre case infestate, come la sua, sono sparse per tutto il suolo americano. Queste dimore sono state trasformate in trappole per fantasmi da un oscuro personaggio: l'Architetto. Noah si mette sulle sue tracce con un aiuto speciale: il fantasma di Allison che, per un'anomalia, o forse per amore, è rimasto legato a lui. Non basta una mano di vernice per contenere l'oscurità imprigionata tra le mura di questa casa.
Al mondo esiste davvero una sola anima gemella che ci completa? Loro sono in quattro: Matteo, Dario, Chiara e Giulia. Quattro metà di quattro coppie possibili. Quale sia l'accoppiamento giusto, nessuno lo sa.
Matteo e Chiara sono persone solari e affettuose, forse un po' naïf: sembrano fatti apposta per stare assieme. Anche Giulia e Dario hanno tanto in comune, maledettamente affascinanti, così sicuri di sé al limite dell'arroganza. Il loro destino parrebbe già scritto, visto che "chi si somiglia si piglia". Peccato che si dica anche che "gli opposti si attraggono". Martino e Stefania, loro amici in comune, scommettono per due diversi accoppiamenti, ma si renderanno ben presto conto che, sebbene l'affinità esista, le situazioni iniziali non sono determinanti, perché, in fondo, tutti noi cambiamo quando stiamo con qualcuno. E così, le storie di Matteo, Dario, Chiara e Giulia insegneranno loro che la teoria secondo la quale per ognuno di noi esiste una e una sola anima gemella non soltanto è priva di senso, ma è un ideale molto meno romantico di quello che chiunque, volendo, possa diventare la nostra metà.
Quattro metà è il primo romanzo di Martino Coli, una commedia romantica e brillante ispirata all'omonimo film, scritto dallo stesso autore e diretto da Alessio Maria Federici, prodotto da Cattleya e distribuito da Netflix.
All'inizio del XX secolo, una notizia drammatica sconvolge l'opinione pubblica di San Pietroburgo, la capitale dell'Impero russo. Nella lontana Siberia una tigre semina il terrore, aggredisce il bestiame e massacra gli abitanti dei villaggi. Pochi testimoni sono riusciti a sfuggire ai suoi assalti.
Lo zar decide di offrire una ricompensa straordinaria a chi riuscirà a uccidere l'animale, l'equivalente del peso della Tigre in monete d'oro. I migliori cacciatori di tutta la Russia si dirigono verso la Siberia per catturarla, ma l'animale schiva le loro trappole e scompare nella steppa: da preda diventa lei stessa cacciatrice spietata. Nessuno sembra in grado di fermarla finché Ivan, un giovane di San Pietroburgo, decide di farsi avanti. Per avere la meglio sulla Tigre, ricorre a uno stratagemma implacabile e terrificante: l'ultima tappa di un duello avvincente che rischia di ritorcersi contro di lui.
Oltre Eboli c'è un più profondo Sud, sconosciuto e laborioso, qui descritto attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia dell'Aspromonte. È la saga degli umili, vi si racconta il Sud degli ultimi, in cento anni di un cammino verso l'Italia, dall'impresa dei Mille alla devastante alluvione del 1951. Cento anni che attraversano un piccolo angolo di mondo: un paese osserva e interpreta l'eco di vicende lontane dentro cui spesso non si riconosce ma che muteranno il corso della sua vita.
Una grande forza morale, la disperazione e il rifiuto dell'emarginazione stanno all'origine del tentativo di percorrere il proprio tempo. Sullo sfondo di un Aspromonte misterioso e impenetrabile, che cova, avvolge e segna i caratteri degli uomini, la storia di una famiglia si dispiega dentro la storia d'Italia, ma senza farne parte davvero appieno, e tinge di unicità quei frustoli di vita quotidiana di cui il tempo non serba il ricordo.
Una variopinta folla paesana accompagna, come un coro greco, nella sorprendente esplorazione di un mondo che poteva essere piccolo e che invece giganteggia sotto sapienti pennellate capaci di commuovere nel profondo. Romanzo di grande forza narrativa, diventa metafora, anzi tante metafore che si intrecciano e si alternano senza mai sostituirsi luna all'altra.
Da Genova a Itaca, un viaggio intimo alla ricerca della città perfetta e una riflessione sul senso del costruire.
"Ci vuole un'intera vita, anche lunga se ti riesce, per imparare, capire, raccogliere tutto assieme. Magari per fare un edificio in cui mettere i desideri della gente, l'invenzione del costruttore e la poesia degli spazi. E, per poterlo fare, bisogna aver conosciuto tanta gente, aver camminato per molti luoghi in silenzio. Bisogna aver viaggiato, sofferto, letto tante pagine, aver avuto molti amici e forse aver rubato loro qualche idea."
Comincia un giorno di fine estate al porto di Genova (latitudine 44°25'35" Nord, longitudine 8°54'54" Est), a pochi passi dallo studio di Punta Nave, il lungo viaggio per mare di Renzo Piano e suo figlio Carlo. A guidarli è un desiderio ancestrale, come molti esploratori prima di loro: salpare e prendere il largo alla ricerca di Atlantide. Atlantide è la città perfetta, perché ospita una società perfetta. Questa è la sua bellezza, preziosa e inafferrabile.
Renzo Piano, con gli occhi di chi sa misurare la terra ma anche le infinite geometrie del mare, ritorna nei luoghi in cui ha costruito le sue opere, tasselli nella ricerca infinita e necessaria della perfezione. Naviga con suo figlio nel mezzo del Pacifico, sulle rive del Tamigi e della Senna, raggiunge Atene, il Golden Gate Park di San Francisco e la Baia di Osaka. Cercando la bellezza, trova l'imperfezione che ogni progetto porta con sé. Allora non resta che continuare il viaggio.
Un cadavere che scompare, poi riappare. Un duplice omicidio accompagnato da una macabra messinscena. Con il Capodanno alle porte, pasticcio peggiore non poteva capitare al vicequestore Vanina Guarrasi. Se poi una delle vittime è un prete, il caso diventa ancora più spinoso.
Comincia tutto in una notte di neve, sull'Etna. Il custode di un vecchio albergo in ristrutturazione chiama la Mobile di Catania: nel salone c'è una donna morta. Quando però i poliziotti arrivano sul posto, del corpo non vi è più traccia. Ventiquattr'ore dopo viene ritrovato nel cimitero di Santo Stefano, proprio il paese dove abita la Guarrasi. Al suo fianco è disteso un uomo, un sacerdote, anzi un monsignore, assai conosciuto e stimato; entrambi sono stati uccisi. Intorno a loro qualcuno ha disposto fiori, lumini, addobbi.
Il mistero si dimostra parecchio complesso, oltre che delicato, perché i conti, in questa storia, non vogliono mai tornare, un po' come nella vita di Vanina. L'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè può risultare al solito determinante. Quell'uomo possiede un intuito davvero speciale, ma ha il vizio di non riguardarsi. Una cattiva abitudine che, alla sua età, rischia di essere pericolosa.
Credeva di avere una vita perfetta. Ma stava vivendo una perfetta bugia. È una sera come tante per Hannah Hall, quando all'improvviso sente suonare il campanello. Sulla soglia la aspetta una ragazzina sconosciuta che le porge un biglietto. E Hannah sa che, appena lo leggerà, la sua vita cambierà per sempre. Perché, in realtà, qualcosa di insolito quella sera c'è: Owen, l'uomo che ha sposato da poco più di un anno, per il quale si è trasferita da New York in una casa galleggiante nella baia di San Francisco, non è tornato dal lavoro e non risponde al telefono. Non è da lui.
Su quel foglio, però, non c'è nessuna spiegazione. Solo una richiesta: Proteggila. Hannah capisce subito a chi si riferisce: all'altro grande amore di suo marito, la figlia sedicenne Bailey, che non sopporta quella donna arrivata a intromettersi tra lei e suo padre. Il muro di ostilità tra loro sembra insormontabile. E ora sono rimaste sole. Quando, il giorno dopo, si diffonde la notizia dell'arresto del capo di Owen e alla casa galleggiante si presenta l'FBI, tutto si fa ancora più confuso. Solo una cosa è certa: Owen non è chi dice di essere.
Ma dov'è finito? E da cosa deve essere protetta Bailey? A poco a poco, unendo gli indizi lasciati indietro da Owen, le due donne si renderanno conto che quello che stanno costruendo non è solo un misterioso passato, ma anche un nuovo futuro... che nessuna delle due avrebbe mai potuto immaginare.
In una stradina tranquilla e silenziosa nei pressi di Hyde Park, sorge il Bertram Hotel, un elegante albergo edoardiano. Qui approda anche Miss Marple, la quale intuisce che dietro quell'atmosfera rarefatta si cela un certo che di strano. Qualcuno che non dovrebbe essere lì, un brano di conversazione ascoltato per caso, un'espressione colta al volo su un viso... basta poco per insospettire Miss Marple.
Se poi questi vaghi elementi trovano un aggancio nelle indagini che Scotland Yard sta conducendo su alcune grosse rapine nelle quali sono stati coinvolti un giudice e un ammiraglio alloggiati al Bertram Hotel, il gioco è fatto.
"È molto più importante insegnare a rialzarsi che a non cadere mai; insegnare a essere veri invece che perfetti."
Qualcuno ha detto che nella nostra vita non commettiamo tanti errori ma sempre lo stesso, ripetuto infinite volte. Perché i nostri sbagli raccontano di noi molto più di quanto non crediamo: della nostra storia, di come eravamo, di cosa siamo diventati. Eppure, soprattutto quando si è ragazzi - a scuola, in casa, persino con gli amici - sbagliare è diventato un tabù.
Enrico Galiano, con sincerità e coraggio, ha deciso per la prima volta di sfatare il mito della perfezione e svelare tutti i suoi errori e le scelte azzardate. Da quelli apparentemente più piccoli, come quando ha buttato via l'occasione di uscire con la ragazza dei suoi sogni, a quelli più terribili, come quella notte in cui per poco non è stato arrestato; i brutti voti presi, quelli dati, gli sbagli perdonabili e imperdonabili, e come tutto questo l'abbia reso l'uomo che è oggi. Perché non c'è dubbio: sbagliare può causare ferite che impiegano anni a rimarginarsi e può lasciare segni indelebili nella nostra anima. Ma è necessario per capire chi siamo, per vivere una vita piena, per trovare davvero la nostra strada.
Enrico Galiano è uno dei professori più letti e amati d'Italia. Con la sua straordinaria sensibilità, e grazie a una presenza online di enorme successo, è in grado di dare voce ai sogni e alle aspettative degli adolescenti di oggi come nessun altro. E con questo nuovo libro offre sia ai ragazzi sia a tutti coloro - genitori, educatori, insegnanti - che hanno a cuore il loro futuro la rinnovata consapevolezza che ogni errore altro non è che una tappa di quell'avventurosa e appassionante ricerca di sé stessi che è la vita. Ricordandoci che, se si vuole davvero crescere, allora occorre soprattutto imparare a sbagliare.
Due uomini e due donne, professionisti di successo e amici da sempre, partono da Milano insieme a un agente immobiliare per visitare alcune case di campagna che intendono acquistare e ristrutturare in Italia centrale. Quasi arrivati a destinazione, si perdono lungo strade sterrate tra colline coperte di boschi e la macchina su cui viaggiano cade in un fosso. I telefoni cellulari non hanno copertura, sta calando la notte e comincia a piovere.
Adottando un punto di vista fluttuante che, di volta in volta, si sposta impercettibilmente da uno all'altro dei cinque personaggi, De Carlo costruisce un romanzo a più voci in cui racconta delle nostre aspirazioni e contraddizioni, dei rapporti d'amicizia e d'amore, delle paure, delle manie, dei sogni nascosti.
Napoli, estate del '43, il cielo non appartiene più alla città, ma ai bombardieri alleati. A luglio il fascismo collassa; in agosto le truppe alleate si avvicinano e a Napoli s'incattivisce l'occupazione tedesca; a settembre la resa dell'esercito italiano, rastrellamenti e deportazioni di uomini: la città sta nella tenaglia di due eserciti, uno dentro e uno fuori. Qui si svolge la vita di nove persone in quell'estate.
Età, mestieri e storie differenti, compresse in un assedio, rompono le distanze tra loro e vanno insieme, prima al passo, poi fino al galoppo. La macchina della storia maggiore si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la libertà.
Con il suo lavoro, Goleman ha messo a fuoco per la prima volta l'importanza delle componenti emotive anche nelle funzioni più razionali del pensiero. Perché persone assunte sulla base dei classici test d'intelligenza si possono rivelare inadatte al loro lavoro? Perché un quoziente intellettivo altissimo non mette al riparo da grandi fallimenti, come la crisi di un matrimonio?
La risposta è che a governare settori così decisivi della vita non provvede l'intelligenza astratta dei soliti test, ma una complessa miscela in cui hanno un ruolo predominante fattori come l'autocontrollo, la perseveranza, l'empatia e l'attenzione agli altri. In una parola, l'intelligenza emotiva. Una capacità insita in ognuno di noi, che può essere sviluppata, perfezionata e trasmessa per migliorare il proprio rapporto con sé, con gli altri e con le realtà che viviamo ogni giorno.
Con una scrittura accattivante e scorrevole, Goleman ci mostra la via per ottenere sempre il massimo da noi stessi.
"Il navigante segue il faro calcolando continuamente la distanza; è un buon modo, credo, quello di avvicinarsi alle cose misurando sempre quanto se ne è lontani". "Cosa ci annuncia questo insolito libro?" si chiedeva Italo Calvino nell'atto di pubblicarlo.
Era il 1983, e il romanzo d'esordio di Daniele Del Giudice si presentava davvero come un annuncio. Come ogni vero inizio, piú che inseguire tracce, creò nuovi territori. Misterioso e inesauribile, Lo stadio di Wimbledon è il viaggio di un uomo davanti alla scelta di prendere la parola. Seguendo i passi di uno scrittore nevralgico che non scrisse mai nemmeno un libro, e temendo il contagio del suo silenzio, quell'uomo si interroga su come stare al mondo. Forse vorrebbe solo vedere, e sentire, senza fermare nulla in forma di parole, perché "qualunque frase è contro il panorama".
Ma per lui non c'è altra conclusione: "Scrivere non è importante, però non si può fare altro". "Il giovane ha fatto la sua scelta: cercherà di rappresentare le persone e le cose sulla pagina, non perché l'opera conta piú della vita, ma perché solo dedicando tutta la propria attenzione all'oggetto, in un'appassionata relazione col mondo delle cose, potrà definire in negativo il nocciolo irriducibile della soggettività, cioè se stesso". Italo Calvino con questo suo esordio cosí luminoso e inclassificabile, nel 1983 Daniele Del Giudice apriva una nuova strada per il romanzo italiano.
Lo stadio di Wimbledon è la storia di un incontro impossibile, quello tra chi in queste pagine dice io e un non-scrittore morto da anni, una figura evanescente e inafferrabile, decisiva per la società culturale del suo Paese pur senza aver mai scritto una riga. Il protagonista si mette sulle tracce di quest'uomo irraggiungibile e conosce chi una volta l'aveva amato, calpesta i suoi stessi marciapiedi, si fa largo tra le maglie della memoria nella speranza impossibile di trovare risposte al suo enigma: perché non ha lasciato qualcosa di scritto? Ma in fondo, come suggeriva Calvino nella quarta di copertina, chi sia quest'uomo e da cosa fosse mosso non è poi tanto importante. A contare davvero sono le domande e le inquietudini che attraversano il audiolibro, e la dialettica tra letteratura e vita che va in scena appena sotto la superficie delle frasi. È meglio rappresentare la vita delle persone o agire su di essa? Raccontare o esistere?
Invitato a recarsi in Francia per proteggere un uomo minacciato da un pericolo ignoto, all'arrivo Poirot scopre che il suo cliente è già stato assassinato. E scopre anche che il crimine è stato compiuto seguendo lo stesso metodo di un assassinio di molti anni prima e che l'uomo ucciso, pur amando teneramente la moglie, era legato a una donna affascinante ed enigmatica. L'arrogante e iperattivo ispettore Giraud ha i suoi sospetti ma, come al solito, sarà Poirot a dire l'ultima parola.
Kyoto, 1948. Nori Kamiza ha solo otto anni quando viene lasciata, dalla madre, davanti al cancello di un'enorme villa di proprietà della nonna. Sola e spaventata, la bambina viene accolta in casa, seppur a malincuore. La famiglia Kamiza è tra le più nobili del Giappone, imparentata addirittura con l'imperatore, mentre Nori, con quei capelli crespi e la pelle scura, è il frutto della scandalosa relazione con un gaijin, uno straniero, per di più di colore. Perciò la nonna fa il possibile perché Nori rimanga un segreto ben custodito. La relega nell'attico a la costringe a trattamenti per renderla "più giapponese": le stira i capelli e la sottopone a lunghi bagni nella candeggina per rendere la sua pelle più bianca.
Nori impara fin da subito le regole fondamentali: non fare domande, non lamentarsi, non opporsi. Ma tutto ciò che conosce viene sconvolto dall'arrivo di Akira, il suo fratellastro. Nori è certa che Akira la odierà: lui è il legittimo erede della famiglia Kamiza, lei il marchio d'infamia che lo disonora. Eppure presto si rende conto che Akira non è come gli altri. Akira viene dalla grande e moderna Tokyo e non gli importa nulla né dell'aspetto di Nori né delle regole della nonna. Per lui, Nori è la sua sorellina e l'adora, almeno quanto Nori adora lui. Così, i due diventano inseparabili e Akira mostra a Nori un mondo nuovo. Un mondo in cui, finalmente, lei non è un'intrusa, non è sbagliata. Un mondo in cui il pregiudizio è sconfitto dalla forma più pura d'affetto: quello che non chiede nulla in cambio. Un mondo in cui lei ha il diritto di essere felice, senza più nascondere la sua diversità.
Ora Nori sa che è possibile costruirsi un futuro migliore e, anche se per riuscirci dovrà combattere più di chiunque altro, il legame con Akira le darà la forza di lottare. Tuttavia ogni cosa ha un prezzo. E la libertà di Nori potrebbe richiederne uno altissimo.
Un albero ghiacciato, di un rosso vivo, pulsante, intriso di sangue. Una strage indicibile si è consumata ai piedi di quell'albero: undici vite strappate da undici cause di morte diverse, avvenute contemporaneamente, in un lampo. I quarantadue abitanti di Borgo San Giuda, travolti dall'onda durto di quella scoperta, si ritrovano al centro dell'attenzione mediatica. Semplici testimoni del male, diventano i protagonisti dimenticati di questa storia, e tutti insieme scivolano nella follia.
Mète, il giovane protagonista degli Sfiorati, dopo ventanni è diventato don Ermete, e ora che custodisce il suo segreto sotto la tonaca non può abbandonare i suoi parrocchiani. Insieme a Giovanna Gassion, giovane psichiatra in fuga da un amore finito, cercherà in tutti i modi di mettere in salvo quel mondo di poche anime perse e mute, che sembrano lontanissime ma che in realtà siamo noi.
Pagina dopo pagina sembrerà di entrare in quelle case modeste dove germina la follia, di incrociare quegli sguardi disperati e soli, e infine di sentirsi lievi e salvi, una volta arresi davanti al mistero.
Sandro Veronesi, due volte vincitore del premio Strega, compone un romanzo che tiene col fiato sospeso, e illumina con la forza della scrittura, nella tradizione letteraria di Balzac e Dostoevskij, le ombre più nascoste dell'animo umano.
In un misterioso centro di ricerche si sta approntando la Macchina Pensante, ma la geniale invenzione si dimostra alla fine una folle, allucinata utopia devastatrice. I temi tipici di Buzzati in uno sconcertante romanzo fantascientifico dominato dall'inquietudine e dal senso di straniamento.