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Ancora un giro di chiave

Nino Marano: Una vita tra le sbarre

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Ancora un giro di chiave

Di: Emma D'Aquino
Letto da: Evelina Nazzari, Viola Graziosi, Graziano Piazza, Amina Magi
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A proposito di questo titolo

È il 31 gennaio del 1965 quando Nino Marano entra in carcere per aver rubato melanzane e peperoni, la ruota di un'Ape e una bicicletta. L'aveva rubata, racconta, "per andare a lavorare come manovale, non l'avessi mai fatto. Ci sono rimasto per un'eternità. La cella, la coabitazione coatta mi hanno trasformato. Dietro quelle sbarre le mie mani si sono macchiate di sangue e io sono diventato un assassino".

Il presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat, s'inaugura il traforo del Monte Bianco e i Beatles arrivano in Italia ma Nino sembra uscito da un romanzo di Verga: menzanu, mediano di cinque figli, madre casalinga, padre bracciante, una casa "che puzzava di fame". Non ha neanche un avvocato quando un giudice si occupa per la prima volta di lui: i furti vengono considerati "in continuazione", fanno cumulo, e lui si ritrova con una condanna a quasi undici anni.

Entra ed esce di prigione fino al 13 giugno del 1973, quando varcando la soglia del penitenziario di Catania ha inizio il suo peregrinare, da nord a sud, per le patrie galere: da Pianosa a Voghera, da Alghero a Porto Azzurro fino a Palermo, spesso nelle sezioni di Alta Sicurezza. Il 22 maggio 2014, dopo quarantanove anni, due omicidi, due tentati omicidi e due condanne all'ergastolo, Nino Marano, il detenuto più longevo d'Italia per reati commessi in carcere, ha ottenuto la libertà condizionale e si è riaffacciato al mondo, compiendo la sua "metamorfosi".

©2019 Baldini & Castoldi Srl (P)2021 Audible Studios
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Ho trovato molto interessante la vita di Nino Marano: un uomo con una vita difficile, un peregrinare di 50 anni di carcere in carcere, sempre ubbidendo ad un suo manicheo codice morale. Interessanti gli incontri con i brigatisti e i cambiamenti che questi hanno incominciato a portare nella consapevolezza di sé. Interessante la figura della moglie Sarina, dal mio punto di vista vittima al cubo delle scelte altrui e al contempo irriducibile roccia. Insomma, un romanzo che fa riflettere.

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