-
L'estate che imparammo a sparare
- Storia partigiana della Costituzione
- Letto da: Roberto Accornero
- Durata: 11 ore e 54 min
Impossibile aggiungere al carrello
Rimozione dalla Lista desideri non riuscita.
Non è stato possibile aggiungere il titolo alla Libreria
Non è stato possibile seguire il Podcast
Esecuzione del comando Non seguire più non riuscita
Ascolta ora gratuitamente con il tuo abbonamento Audible
Acquista ora a 19,95 €
Nessun metodo di pagamento valido in archivio.
Sintesi dell'editore
"Alla svolta dell'8 settembre, gli italiani vedono abbandonata in strada una divisa che è unica, anche se ha gli stessi colori e la stessa foggia di quella dei militari che se ne disfano per tornare a casa nel caos della mancanza di ordini. È una divisa che ripete e incorpora tutte le divise dell'esercito italiano e che conferisce loro il senso e la forza della sovranità statale.
È la divisa del "re-soldato", che viene simbolicamente gettata sulla via Tiburtina dal finestrino della Fiat 2800 in precipitosa fuga verso l'Adriatico. Simbolicamente perché il re continua a indossarla anche a Brindisi, ma a quel punto, malgrado l'identità di fattura, non è più la stessa divisa: la divisa del re che fugge ha preso per sempre il posto di quella del re che combatte."
La Resistenza, sin dai suoi inizi, è anche una guerra per la sovranità. Una guerra combattuta singolarmente da ciascun partigiano per evitare che il vuoto di potere lasciato dall'8 settembre sia occupato dalla Germania nazista. Se si guarda all'eredità della Resistenza nella Costituzione solo attraverso le lenti dei grandi partiti, il rischio è quello di dimenticare l'esperienza costituente delle bande partigiane come costellazioni di singoli sovrani.
Perché la Costituzione repubblicana è il risultato di singoli processi storici e giuridici che investono un arco di tempo più vasto di quello dell'Assemblea costituente e gli ordinamenti creati nel territorio dalle bande partigiane, le zone libere e le repubbliche sono tutte esperienze dirette a creare un nuovo ordine costituzionale.
Con l'aiuto di un archivio di memorie e testimonianze, Giuseppe Filippetta racconta le scelte e le avventure di chi, dopo l'8 settembre 1943, intraprende, per dirla con Calvino, la "rifondazione di sé che si attua a partire da uno stato primitivo, fuori dalla società" e costruisce con coraggio, sofferenza e magari anche un po' di ingenuità le fondamenta di uno stato non più fascista