Pecorelli deve morire
Il processo che ha segnato la prima Repubblica e una nuova pista sui misteri d'Italia
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Letto da:
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Alessandro Pala
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Di:
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Valter Biscotti
A proposito di questo titolo
Sulla morte di Pecorelli sono stati versati fiumi di inchiostro. Nel corso degli anni, giornalisti, politici e scrittori di professione si sono cimentati nell'arduo compito di ricostruire il contesto storico in cui maturò quel delitto nel modo più dettagliato possibile, scavando nel torbido degli Anni di Piombo e della Strategia della tensione.
Ecco allora comparire come ombre sulla scena del crimine personaggi legati a filo doppio a politica, servizi segreti, Banda della Magliana, banche, mafia, NAR. Andreotti, Licio Gelli, Claudio Vitalone, Massimo Carminati, Pippo Calò, Maurizio Abbatino e tanti altri. Tutti - o quasi - i protagonisti di un'epoca che ancora ha molto da raccontare e molto di più da nascondere. Eppure, una cosa fondamentale è sempre stata tralasciata in questi quarant'anni (era il 20 marzo 1979): chi ha ucciso Mino Pecorelli? Nella ricerca del movente e di quel "grande vecchio" che avrebbe manovrato tutto e tutti, si è persa di vista la cosa più importante: la morte di un uomo. Un delitto che, ancora oggi, non ha un colpevole.
Con questo audiolibro, Valter Biscotti - al quale spettò il compito di difendere in tribunale l'imputato Pippo Calò dall'accusa di essere stato, assieme ad Andreotti, il mandante dell'omicidio - ci porta all'interno di quelle aule affollate, in prima linea di quella che lui stesso definisce "la trincea della Repubblica", dove politica e malavita s'intrecciano, dove si stipulano alleanze e dove si avvicendano piccoli e grandi tradimenti. Lo fa riaprendo i cassetti della memoria e quelli del suo archivio, dove conserva materiale documentale che non ha mai visto la luce, in particolare l'identikit dell'assassino e le trascrizioni originali dei verbali di udienza di alcuni degli imputati, come Maurizio Abbatino e Tommaso Buscetta.
Inoltre, l'audiolibro si arricchisce della testimonianza inedita di Rosita Pecorelli, sorella del giornalista ucciso, che a quarant'anni di distanza offre un'immagine alternativa del fratello rispetto a quella tramandata fino a oggi e rilegge la vicenda secondo il suo punto di vista.
©2019 Baldini & Castoldi Srl (P)2019 Audible StudiosCosa pensano gli ascoltatori di Pecorelli deve morire
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Storia
- Fabri
- 18/09/2024
Ben scritto e interpretato ma…
Un fatto doloroso che però conduce oggettivamente a un solo colpevole che è Giulio Andreotti, il movente e il mandante sono talmente chiari che risultano inefficaci tutti gli altri racconti minuziosi su altri possibili scenari di colpevolezza. La potenza di Andreotti ancora una volta fece il suo corso.
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Storia
- Elisabetta Passagrilli
- 22/01/2020
Resoconto interessante
Interessante e approfondito resoconto delle indagini relative a un luttuoso fatto di cronaca del nostro paese.
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Storia
- Andrea Tranquillini
- 02/11/2023
Interessante
Ottima ricostruzione degli scenari intorno alla morte di Nino Pecorelli e ai depistaggi avvenuti nei processi per identificarne il
Colpevole.
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Storia
- Utente anonimo
- 08/05/2024
conoscere la storia recente
il tono pacato, la precisione dei contenuti, la chiarezza di fatti numerosi e complessi
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Storia
- Alessandro
- 16/12/2019
Marco 58 Bellissimo.
ITALIANI ASCOLTATE QUESTO AUDIBLE ....
E APRITE GLI OCCHI.
INTERPRETAZIONE DA 10 E LODE. OK
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Storia
- Giuliano C.
- 22/06/2022
Ricostruzione di parte
Un’avvocato di Pippo Calò riscostruisce il caso Pecorelli per attaccare Buscetta e la cosiddetta pentitocrazia e rivalutare positivamente Andreotti e Vitalone, strizzando l’occhio ai difensori della banda della Magliana. Anche no.
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Storia
- bookworm
- 01/04/2021
Molti dettagli ma senza conclusioni
Come difensore di Pippo Calo’, accusato dell’omicidio assieme a Vitalone e Andreotti, ci sta che Biscotti difenda ancora i suoi ex clienti. Gli argomenti che porta, comunque, non scalfiscono i tantissimi motivi che Andreotti aveva per essere il mandante dell’omicidio. D’altra parte si sa che, in Italia, su certi argomenti e periodi, verità storica e processuale divergono quasi sempre
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Storia
- Utente anonimo
- 10/06/2023
Di parte
Purtroppo nonostante un’interessante ricostruzione storica risulta inascoltabile l’ipocrisia con cui si toglie credibilità ai pentiti di mafia a beneficio di delinquenti e del padre di tutti i misteri irrisolti degli anni ‘79 e ‘80 Giulio Andreotti. Letto molto bene.
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Storia
- G.
- 22/03/2022
E cosissìa!
Chi ha ucciso il giornalista Mino Pecorelli, a Roma, la sera del 20 marzo 1979? Lunghe indagini, processo di primo grado, appello, processo di secondo grado, nuovo appello, Cassazione... Interrogatori, colpi di scena, sentenze contraddittorie, confusione. Imputati palesemente innocenti... Ma no: inconfutabilmente colpevoli... Niente affatto: innocenti e basta! Un momento: ma chi ha sparato? Boh! Il movente? E chi lo sa? C’è di mezzo il caso Moro? Sembrerebbe... Brigate Rosse? Probabile... Mafia? Certo che sì!... Banda della Magliana? Pressoché sicuro... A meno che... Andreotti? Oh, questa sì che è un’idea!...
Per fortuna arriva, a questo punto, il libro qui recensito, che scioglie ogni dubbio. Lo scrive Valter Biscotti, avvocato difensore (gratis et amore Dei!) di un povero capomafia squattrinato e, indubitabilmente, innocente.
L’indagine biscottiana è profonda e severa, le conclusioni risultano incontrovertibili: tutta questa faccenda è una “guerra in cui è difficile riconoscere il nemico”.
Ah, ecco. Niente nemici, tutti amici. E infatti: sorrisi, inchini, strizzatine d’occhio, fraternizzazione a tavola fra magistrati, parti civili e difensori, bicchierini di grappa pregiata... Ti chiedo un favore... Ma certo. Vieni, ti do un passaggio... Lo sguardo si perde nei ricordi... Ah!... Mino... (era così bello...)... Rosita... Gianni... Pippo...
Sicut erat in principio et nunc et semper et in sæcula sæculorum. Amen.
G.
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Storia
- MicC
- 21/05/2020
libro ingannevole
Più che un libro su Pecorelli è un libro dove Pecorelli viene usato come pretesto dall'autore per tessere le lodi del "grande" uomo Giulio Andreotti. Tutto questo forse perché un libro con un titolo veritiero del contenuto non lo avrebbe comprato nessuno.
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