Hello Daddy, il podcast salva famiglia!

Hello Daddy, il podcast salva famiglia!

Scegliere di avere dei figli oggi significa trovarsi immersi in una giungla di domande scomode a cui dare risposta, nuove tecnologie da gestire, relazioni indesiderate a cui è difficile sfuggire, pregiudizi e consigli non richiesti dispensati dalla gente… se poi il caso è quello di un papà single e gay, allora le cose si possono complicare parecchio.
Lo sa bene Claudio Rossi Marcelli, papà di tre bimbi cresciuti in una cosiddetta “famiglia arcobaleno”, che dalle pagine della nota rivista Internazionale dispensa ogni settimana consigli sensati e ironici sulla paternità dalla sua rubrica Dear Daddy. Ora questo spazio cartaceo di successo è diventato, grazie alla collaborazione tra Audible e Internazionale, un podcast in 25 episodi.
Il format di Hello Daddy è praticamente lo stesso, in ogni episodio si risponde a un problema concreto di una famiglia in difficoltà, con l’aggiunta però del contributo di ospiti esperti del tema in questione. Blogger, politici, attrici, giornalisti, dialogano con Claudio sulle loro esperienze personali, e come in una chiacchierata tra amici mettono in comune strategie, consigli, aneddoti per aiutare le famiglie in ascolto a gestire piccoli dubbi e problemi quotidiani. Senza drammi né giudizi, ma con tanta leggerezza e ironia.
E se hai in programma di passare dal Festival di Internazionale (4,5 e 6 ottobre 2019 a Ferrara), di cui Audible è uno degli sponsor, non puoi perderti Claudio e la sua registrazione live della 26sima puntata di Hello Daddy!

Nel frattempo, per invogliarti all’ascolto, ecco alcuni dei quesiti più scottanti che l’autore e i suoi invitati cercano di risolvere e alcuni “tips” per venirne a capo.

Che fare se ci si ritrova intrappolati nella terrificante rete dei gruppi Whatsapp per genitori e non si ha tempo né voglia di rispondere?

Puoi cercare di sdrammatizzare e vedere il lato positivo di questa “deriva” tecnologica, ovvero che non sei più obbligato a fare conversazione con le mamme che aspettano i figli fuori dalla scuola; oppure puoi proporre un’alternativa più sana ed elegante: una mail settimanale, per esempio, con il riassunto degli eventi a venire e dei temi da discutere, tra assemblee di classe, regali alle maestre e feste di compleanno.

Come posso migliorare i terribili gusti musicali di mio figlio, io che sono cresciuto a Beatles e Rolling Stones?

Reggaeton, trap, rap, musica urbana… quello che ascoltano i tuoi figli può sembrarti “spazzatura” o, nel migliore dei casi, molto, molto discutibile sia dal punto di vista della melodia che da quello dei testi. Mettiti il cuore in pace: l’annoso problema di contrapposti gusti musicali tra generazioni, come dice la storica speaker radiofonica e ospite di Claudio Mary Cacciola, non si risolverà mai, e genitori e figli continueranno a pensare rispettivamente che la loro musica sia la migliore.
Che fare allora? Lasciare che i figli sperimentino, sapendo che i poi i gusti musicali, come tutto nella vita, maturano e cambiano, e puoi stare sicuro che un giorno il pargolo apprezzerà la tua eredità musicale. Condividi con loro la tua passione per la musica, rendili partecipi e troverete certamente, seppur nelle differenze, una base comune.

Come scelgo il nome per mio figlio?

La scelta del nome è in effetti la prima vera prova da affrontare per i genitori, uno dei tanti momenti in cui ci si deve mettere d’accordo e trovare un compromesso tra i gusti della famiglia, e non sempre è una scelta facile.
La giornalista Egizia Mondini, con il suo nome così peculiare, è ospite di questo episodio anche e soprattutto per il suo appellativo; il suo nome speciale, rivela, l’ha resa fiera, perché l’ha sempre distinta dalla massa e le ha dato una marcia in più. Tanto da convincerla a continuare questa tradizione di eccentricità con suo figlio, chiamato Paros in onore dell’isola greca. Ma sarà così per tutti i bambini oppure mettergli un nome troppo eclettico come oggi è di moda potrebbe significare rovinargli la vita? Meglio allora un nome semplice e comune? O magari gender-neutral? Oppure qualcosa che abbia un significato simbolico per mamma e papà? Insomma, le varianti in gioco sono tante, ma come alla fine dice una piccola ospite intervistata da Claudio, da grande avere un nome unico e evocativo, come ad esempio “Van Gogh”, può essere un valore aggiunto perché tutti si ricordano di te!

C’è un’età limite per diventare genitori?

Lui 57 anni, lei 15 anni più giovane; vorrebbero avere un figlio, ma lui si chiede se è davvero troppo vecchio per essere padre…
Sapevi che Richard Gere ha avuto una figlia a 69 anni? Perché nessuno si è stupito più di tanto di questa paternità alle soglie della terza età e invece la gente si scandalizza quando una donna non più giovane come Gianna Nannini (52 anni) decide di diventare mamma? Sessismo a parte, i figli si fanno sempre più in là con gli anni, e questo comporta dei problemi oggettivi (la fertilità diminuisce, la salute è più precaria, le tecniche di riproduzione assistita sono care e non “approvate eticamente” da tutti…). Claudio ne discute con Stefano D’Andrea, storyteller e papà a quasi cinquant’anni, che racconta di come, nonostante i calcoli tipo “quando io avrò 70 anni mia figlia ne avrà…” l’abbiano un po’ spaventato, crede che ognuno possa e debba decidere di diventare genitore quando e come meglio crede se lo fa in modo responsabile, perché alla fine siamo esseri civili e non più naturali, e esattamente come le donne non fanno più figli non appena diventano fertili, così possono decidere di essere madri più “mature”. Certo, se solo la società le aiutasse un po’ di più… ma questa è un’altra storia!

La tragedia dei migranti spiegata ai figli

Come possiamo educare i nostri figli al rispetto per il diverso e a non aver paura delle minoranze? E’ un compito non facile, quando sembra che sia l’Italia intera ad essere sempre più spaventata da tutto ciò che è diverso; e così, anche i bambini vengono contagiati.
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale che si è specializzata sul tema della paura e dell’ossessione verso l’immigrazione, racconta la sua esperienza a bordo delle navi delle ONG, piccolissime per la quantità di gente che vi è stipata a bordo, e che quasi sempre trasportano tanti bambini e donne incinte (alcune danno perfino alla luce in mare!).
Il dato di fatto è che l’umanità si è sempre spostata per cercare una vita migliore: in tutto il mondo oggi 70 milioni di persone si stanno muovendo, e siamo sicuri che anche tu conosci qualcuno in questa situazione. Si può quindi spiegare ai bimbi il fenomeno delle migrazioni partendo dalle storie di nonni, zii e parenti che si sono trasferiti (e continuano a trasferirsi) in altri paesi. Normalizzare la multietnicità come una ricchezza è il primo passo perché i più piccoli guardino all’altro con fiducia e sana curiosità.

Questo è solo un piccolo assaggio delle deliziose conversazioni e riflessioni contenute in Hello Daddy, il nuovo podcast di Audible. e raccontaci cosa ne pensi lasciando la tua recensione!