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Carolina Crescentini racconta l'esperienza come narratrice de Il libro delle sorelle

Carolina Crescentini racconta l'esperienza come narratrice de Il libro delle sorelle

Reduce dal successo della fiction Mare fuori, Carolina Crescentini ha alle spalle una ricca carriera come attrice, con tanti titoli di successo al cinema e in tv, ma ha anche lavorato come doppiatrice e lettrice di audiolibri e podcast. Su Audible puoi trovare vari romanzi bestseller narrati da lei e anche un podcast Audible Original.

L’ultimo titolo ad essere stato narrato da Carolina Crescentini è il romanzo Il libro delle sorelle, della scrittrice belga Amélie Nothomb

Il libro delle sorelle

Ci siamo fatti raccontare da lei questa esperienza di interpretazione e, più in generale, quella di lettrice di audiolibri.

Intervista realizzata da Teresa Iannotta

Amélie Nothomb non è solo una scrittrice molto prolifica, ma anche una voce particolarmente ironica e sagace della letteratura internazionale. Come è stato il tuo approccio a questa autrice a cui dai voce per la prima volta? 

Innanzitutto io sono una sua fan da tanti anni e avevo già letto dei suoi libri.

Ricordo ancora quando lessi Igiene dell’assassino, avevo 23 anni circa, e me ne innamorai. Trovo la Nothomb assolutamente intelligente, divertente; è un'autrice in cui si possono riconoscere alcuni temi ricorrenti, uno dei quali per esempio è l'ossessione per la forma fisica, a cui ogni volta dà un valore differente. Ora ho letto anche un altro suo libro, Forza maggiore, che è uno scambio epistolare tra lei e un fan, ed è molto interessante.

La Nothomb riesce sempre a mettermi in discussione. Da narratrice, la cosa bizzarra è che costruisce frasi abbastanza secche, e a volte l’uso della punteggiatura è gestito in modo strano. Io per esempio a volte metterei un punto dopo, o prima, oppure mi sposterei a capo… e invece lei no, scrive un po’ come se fosse un flusso di pensiero.

Quindi immagino che la tua esperienza da lettrice a narratrice dei libri della Nothomb abbia significato uno scarto ulteriore…

Sì, è un’esperienza diversa. L’audiolibro, che a me piace da morire, viene registrato in una saletta minuscola - tendenzialmente un sottoscala - , e quindi si innesca la dinamica del segreto. E un libro come Il libro delle sorelle, che io trovo bellissimo, se lo racconti nell’orecchio di qualcuno, come un segreto, a un certo punto esplode. Sia io che la direttrice di doppiaggio ci  siamo ritrovate a piangere più volte mentre lo leggevo. Al Salone del Libro ne abbiamo proposta una lettura, ma in una situazione molto diversa

Il libro delle sorelle racconta una dinamica familiare molto particolare: quella in cui due figlie non riescono a trovare il loro “posto” in famiglia e vengono quasi escluse dai genitori. Cosa hai provato per questi personaggi così particolari?

Siamo abituati a sentire parlare del grande amore dei genitori per i figli, ma esistono anche dei genitori che, una volta nati quei figli che hanno messo al mondo, forse non per amore ma più per diritto di società, hanno paura di perdere il loro equilibrio. Cosa che, in segreto, gli amici ti dicono, ma che in pubblico non ammetteranno mai.

Loro invece (i genitori del libro della Nothomb, ndr), questa paura la dichiarano in un modo eccessivo, estremo. Tanto che la loro prima figlia sviluppa questa cosa che a me ha molto turbato, ovvero la paura di disturbare i suoi genitori, che è veramente bizzarra. La seconda, avendo una prima sorella che può amarla a prescindere dai genitori, non svilupperà mai questa paura, e per la prima è fondamentale avere accanto una persona così. Il loro è un rapporto molto tenero.

Poi le sorelle crescono durante il libro, che è un piccolo libro, di circa 150 pagine, in cui però succede di tutto. E tu sei con loro, sempre. 

Quindi c’è stata dell’empatia per i personaggi a cui hai dato voce?

Sì, e mi succede sempre. Perché la grande differenza tra un audiolibro e un film, è che tu in un film hai il totale, assoluto controllo di tutte le scene che andrai a fare. Con l’audiolibro invece, non potendo impararlo tutto a memoria, succede che mentre leggi non sai ancora quali e quando saranno gli appuntamenti a cui vai incontro e hai, esattamente come lo spettatore, delle epifanie. Quindi, necessariamente, la mia voce è contaminata dalla mia emotività, e questo è bello. 

Amélie Nothomb è presente su Audible con vari titoli, narrati da voci diverse. Prima di narrare Il libro delle sorelle, avevi ascoltato altri suoi titoli o hai voluto trovare la tua voce?

Ho trovato la mia voce; per gli attori è pericoloso ascoltare, perché non puoi imitare. Devi passare dentro alla storia, emotivamente. Imitare è il lavoro di un’altra persona.

Hai dato voce a molti titoli diversi su Audible, dai thriller, ai memoir, e anche al podcast Resti tra noi. Ci puoi raccontare quali sono le differenze tra il lavoro fatto per il podcast e quello di lettrice di audiolibri?

L’esperienza è stata completamente diversa. Il podcast era una serie audio di una coppia che è totalmente in crisi e quindi sta andando dal terapista, e io l’ho recitata come se fosse una scena ripresa con le telecamere. È diverso rispetto all’audiolibro perché sei comunque dentro però hai il controllo, perché studi la serie come se fosse un film.

Resti tra noi

Il libro invece no, lì la costruzione delle frasi è diversa e a volte ci sono anche dei passaggi difficili, che non ti aspetteresti mai. Il linguaggio in un podcast invece è più colloquiale. Sono due immersioni diverse.

E rispetto ai diversi generi che hai narrato, c’è un genere in cui ti sei sentita più a tuo agio o per te sono semplicemente cose diverse?

Sono solo cose diverse; tanti anni fa ho narrato pure un audiolibro di Banana Yoshimoto, Kitchen, che parla della morte. Quello è un libro che mi dava delle epifanie.

Kitchen

Ho fatto dei thriller dove necessariamente, proprio perché non potevo avere il controllo, c’erano dei colpi di scena che facevano prendere un colpo pure a me. 

Quindi, non posso dire di preferire un genere rispetto agli altri, perché narrare mi piace e basta.

Ultima domanda: c’è un autore o autrice a cui ti piacerebbe dare voce e che non hai ancora interpretato?

Mi piace molto Philip Roth; penso a un libro che mi fece molto male, L’animale morente, che credo sarebbe interessante narrato da una donna. O anche Chuck Palahniuk, da donna mi viene in mente il suo Invisible monsters. 

Quindi ti piacerebbe qualcosa di scorretto, che diventa ancora più scorretto se narrato da una voce femminile…

Si, penso anche a Michel Houellebecq, a parte i suoi grandi libri c’è ne uno piccolino, Estensione del dominio della lotta, che è geniale. Quello io lo farei subito!

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