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Come si diventa lettore di audiolibri? Intervista a Valentina Mari

Come si diventa lettore di audiolibri? Intervista a Valentina Mari

Quando nasci con una voce unica come quella di Valentina, hai la fortuna di poterla esercitare fin da piccola stando a contatto con i grandi miti del doppiaggio e poi metti tutto l’impegno e la passione possibili nel perseguire il tuo sogno, non puoi che avere una carriera brillante. Valentina Mari non è solo una voce familiare per i cinefili (ti dicono nulla Natalie Portman o Audrey Tautou?) e per gli amanti delle serie tv (Veronica Mars o The O.C. per dirne un paio), è anche una narratrice di audiolibri tra le più apprezzate del mondo Audible. Le sue interpretazioni vanno dai thriller alla narrativa femminile ai romanzi storici e tanti altri generi. Oggi Valentina ci racconta come è nato tutto, svela i suoi consigli per chi vorrebbe cimentarsi professionalmente con la lettura ad alta voce e affronta il suo rapporto con gli audiolibri.

Ciao Valentina, buon anno! Possiamo chiederti un breve riassunto del tuo percorso per presentarti ai lettori del blog?

Ho cominciato da piccola a fare doppiaggio, un po’ per gioco e un po’ per caso, tramite degli amici di mia madre. Da subito ho avuto la fortuna e l’onore di poter lavorare con i mostri sacri del doppiaggio italiano: ho condiviso il leggio con altri grandi attori e sono stata diretta dai professionisti più stimati del settore. Penso di aver fatto tanto e che il doppiaggio mi abbia dato tanto, tantissimo, e so di essere una privilegiata per questo.

Poi, cinque anni fa, c’è stata questa grande novità che ha portato una ventata di aria fresca nella nostra professione: il mondo degli audiolibri. La mia partecipazione agli audiolibri nasce da un progetto di Dario Picciau, questo ragazzo che 10 anni fa mi ha coinvolta nel progetto di fondare una società di audiolibri, la LibriVivi; il lavoro si è poi concretizzato davvero circa 5 anni fa, quando Audible Italia è entrata nelle nostre vite e ci ha dato la possibilità di mettere in pratica l’idea di Dario.

La tua voce è una delle più conosciute e apprezzate nell’ambito del doppiaggio italiano. Quando hai scoperto che poteva diventare il tuo strumento di lavoro?

Non so dirti esattamente quando l’ho scoperto. Credo in qualche modo di averlo sempre saputo, fin da piccola ho lavorato a contatto con gli adulti ed ero consapevole che ero pagata per quello che facevo, che i miei colleghi erano dei professionisti e che dovevo comportarmi in un certo modo perché il doppiaggio era un lavoro per me e per le persone che ruotavano attorno a me.

Dentro di me sapevo che avrei fatto questo, non ricordo di aver mai pensato a che cos’altro avrei potuto fare nella vita.

Posso dirti che alle superiori (io ho frequentato un liceo molto difficile, bilingue), tutti i pomeriggi quando finivo scuola prendevo il motorino e con un panino in bocca guidavo con una mano e correvo al lavoro, al turno; ma non era un peso per me, anzi ricordo che non vedevo l’ora che la scuola finisse per potermi dedicare a pieno al doppiaggio senza più lo stress dello studio, visto che a volte dovevo rinunciare a qualche turno per non rimanere troppo indietro con il programma. C’è anche stato un anno, forse in quarta liceo, in cui ero in bilico con i voti, ma sapevo che non potevo essere bocciata perché questo avrebbe tolto tempo al doppiaggio e mi avrebbe costretto a rimandare di un anno il mio ingresso nel mondo del lavoro, per fare finalmente quello che volevo fare davvero tutti i giorni dalla mattina alla sera.

Come si diventa interprete di audiolibri? Che consigli ti senti di dare a chi è interessato ad apprendere come leggere ad alta voce?

Non ho la formula magica per dirti come poter entrare nel mondo degli audiolibri e diventare un narratore, anche perché questo è un mondo relativamente nuovo anche per noi. Sicuramente si possono mandare dei promo alla società che lavorano per Audible, ma non so quanti ne ricevono e se hanno la possibilità di ascoltarli tutti. Sarebbe bello poter assistere alla lavorazione di un audiolibro, ma questo purtroppo non è possibile sia causa Covid sia perché esiste un patto di riservatezza, per cui non si può girare per le sale e sbirciare ciò che gli interpreti stanno facendo: entrano solo le persone convocate per quell'ora e quel turno di lavoro.

Mi permetto di dare un consiglio; credo ci vorrebbero, come nel doppiaggio, nella recitazione o nel teatro delle scuole apposite, dove i più meritevoli possano essere selezionati e guidati da professionisti che sappiano intercettare chi realmente ha delle possibilità, del talento da coltivare. Queste scuole potrebbero formare dei nuovi lettori e poi aiutarli a entrare nel mondo del lavoro..

Detto questo, sono certa di una cosa: il talento va sempre coltivato e allenato; tutti noi nasciamo con uno o vari talenti, ma se non li nutriamo rischiano di morire o rimanere nascosti in un cassetto. Perciò se qualcuno pensa di avere una vocazione deve comunque allenarsi: leggere, leggere ad alta voce, interpretare e aprire il proprio cuore; ribadisco però che questo impegno deve poi essere canalizzato da chi sa correggere e aiutare a migliorare, perché nessuno è autodidatta e tutti abbiamo bisogno di una guida, qualsiasi sia il lavoro da fare.

Raccontaci com’è stata l’esperienza della Audible Narrator Academy.

La Audible Narrator Academy è il mio sogno nel cassetto, e mi viene da sorridere perché ogni volta che me lo chiedono approfitto per mandare delle piccole frecciatine a chi di dovere… L’esperienza è stata fantastica, davvero una ventata d’aria fresca nel mio lavoro. Ho tenuto in passato delle lezioni di doppiaggio per scuole o bambini, però per l'audiolibro non mi aspettavo di poter fare lo stesso e invece mi hanno coinvolta e inclusa e io mi sono divertita e appassionata tantissimo.

E’ stato anche un esercizio molto formativo, perché quando tu riesci a spiegare quello che fai e come lo fai lo capisci anche meglio tu, quindi poi ci stai ancora più attento in sala di registrazione; alcune cose per me sono automatiche e spontanee, però adesso ci penso un pochettino di più prima di farle. E’ stato bellissimo avere il contatto con il pubblico, per noi è importantissimo, non ce l’abbiamo quasi mai e capire cosa chiede chi ci ascolta e come lo chiede è stato un grande momento di confronto.

Mi piacerebbe tanto che questo progetto si potesse concretizzare in maniera più stabile, che nasca una vera Audible Narrator Academy, anche se questa pandemia ci sta portando via il tempo per tante nuove idee…

Adesso si è trovata la forma online, ma si potrebbero cominciare a fare workshop, giornate dedicate, cose insomma più concrete e se questo fosse il caso mi piacerebbe tantissimo essere parte di questo progetto. Lo ripeto, è il mio piccolo sogno nel cassetto!

Qual è il rapporto che si instaura tra l'interprete dell’audiolibro e il suo autore? C’è una comunicazione diretta con chi ha scritto il testo?

Purtroppo non si instaura nessun rapporto con l’autore del libro, e questo a me dispiace molto perché io penso che leggere un libro sia una grande responsabilità, non solo nei confronti dell’ascoltatore ma anche di chi l’ha scritto. Tante volte prima di iniziare un libro o di cominciare a interpretare un personaggio e le sue emozioni, mi domando - ecco questo è il mio rapporto con l’autore a senso unico - se la mia interpretazione rispecchierà l’idea di chi l’ha ideato, se riuscirò a fare quello che avrebbe voluto fare lo scrittore. Perché sai, l’ho detto anche ai ragazzi che hanno partecipato alla Narrator Academy, la differenza è che quando tu leggi un libro per conto tuo sei tu che ti immagini il personaggio con la descrizione che ricevi, ma dal momento che io lo leggo a te, basta un’intonazione cambiata, un’appoggiatura, un velo di tristezza piuttosto che di sarcasmo o di ironia e io cambio completamente il personaggio, la sua personalità.

Alla fine un po’ ti conduco in ciò che sento io, e spesso mi chiedo se è quello che ha sentito anche l’autore.

Nel catalogo Audible sono presenti circa 60 tra audiolibri e Originals interpretati da te, e i nostri utenti hanno imparato da tempo a conoscerti ed amarti. Che effetto ti fa leggere le loro recensioni?

Partiamo dal presupposto che non amo né leggere le recensioni né risentirmi, nemmeno nel doppiaggio. All'inizio non leggevo proprio le opinioni degli ascoltatori, probabilmente per insicurezza, per paura di trovare qualcosa che non mi piacesse, perché io sono molto, molto critica con me stessa; questo è lo stesso motivo per cui non mi piace riascoltarmi: farei sempre qualcosa di diverso, mi correggerei sempre e sempre di più. Se risentissi oggi un libro interpretato 3 anni fa, lo rifarei in maniera completamente diversa.

Detto questo, ora che sono cresciuta e sono un po più matura e consapevole di ciò che faccio, sono pronta anche a ricevere delle recensioni negative, prenderne atto e farne una critica costruttiva. A volte alcune di queste critiche mi hanno fatto davvero riflettere e ti dico la verità, mi è capitato anche di risentire alcuni dei pezzetti incriminati e rendermi conto che per un orecchio allenato c’erano effettivamente delle cose che avrei potuto migliorare. Alcuni altri giudizi mi dico che devo saperli metabolizzare ma gestire nel giusto modo: quando sono cosciente dei problemi che ho riscontrato in sala, so il lavoro che ho fatto e so che lo so fare, allora ci passo sopra anche se mi dispiace sempre se non sono piaciuta a qualcuno.

Le opinioni positive invece mi fanno piacere, ma ti dico che non le metto dalla mia parte per dire: ecco vedi quante persone scrivono bene di me, vuol dire che faccio bene il mio lavoro. No, anzi faccio meno attenzione alle recensioni positive e molta di più a quelle negative, perché è lì che voglio trovare lo spunto per migliorarmi.

Di tutti gli audiolibri che hai interpretato, ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionata?

No, non c'è un libro a cui sono particolarmente affezionata, il libro a cui mi affeziono è sempre il prossimo, quello che interpreterò o sto interpretando al momento; questo perché l'emozione che ti da leggere e scoprire dei personaggi e una storia per la prima volta, la curiosità di vedere come finisce è impagabile, a prescindere dal fatto che poi la trama mi piaccia o meno. Sono sicura che succede lo stesso quando leggi o ascolti per hobby:

il libro che hai tra le mani in quel momento è sempre quello che in qualche modo ti emoziona e ti da di più perché sei dentro quella storia, quelle emozioni tu le stai vivendo in prima persona.

Quale invece è stato quello più complicato da leggere?

Anche in questo caso la risposta è la stessa: il libro più difficile è sempre quello che verrà. Nel momento in cui ti siedi e sfogli la prima pagina di un libro nuovo c’è sempre la grande difficoltà nel capire cosa vuole dire l'autore, come è più giusto interpretarlo, se caratterizzare i personaggi o meno, come caratterizzarli… la decisione che prendi all’inizio poi non puoi più mollarla, il tipo di timbro, il tono della voce. Succede anche che a volte le prime pagine ti portano fuori strada, perché ti sembra di avere a che fare con un libro cupo e invece poi si rivela allegro, oppure dietro l’allegria si nasconde qualcosa d’altro e allora devi riuscire a rendere quell’atmosfera. Capire che libro hai davanti e decidere quale strada vuoi intraprendere per interpretarlo al meglio è sempre il momento più difficile.

In linea di massima posso comunque dire che per me i libri più complicati sono quelli che hanno molte parole straniere, per cui ti devi interrompere per controllare la pronuncia di un nome magari russo o cecoslovacco e così facendo interrompi la concentrazione, l’emozione, la magia della lettura. Anche i testi storici presentano molte difficoltà perché hanno tanti incisi, tanti periodi lunghi nei quali non si sa bene dove vuole andare a parare la frase o lo scrittore. Lasciando però da parte le difficoltà tecniche, emotivamente ogni nuovo libro è difficile.

Oltre ad essere un’interprete di audiolibri, sei anche un’ascoltatrice? Se si, che generi preferisci?

No, non sono un ascoltatrice, ma non perché io non creda nel progetto degli audiolibri o nella bellezza o la magia dell'ascolto di un libro, è più che altro deformazione professionale. E’ la stessa ragione per cui non vado al cinema, difficilmente guardo i film e assolutamente non guardo serie tv, anzi la tv non la accendo proprio se non per vedere qualche dibattito o isolato programma che mi interessa, ma comunque si tratta sempre di programmi non legati al doppiaggio. Anche al cinema paradossalmente prediligo i film italiani, perché il mio orecchio è talmente abituato ad ascoltare che purtroppo invece di concentrarmi sul film se questo fosse doppiato mi focalizzerei solo sui difetti. La stessa cosa avviene con gli audiolibri: i miei figli ad esempio li ascoltano e quelle poche volte che ho ascoltato alcuni passaggi insieme a loro mi sono soffermata purtroppo più sull’interpretazione che sulla storia.

Ho questo difetto, sono molto attenta a capire il tipo di lavoro che è stato fatto con il prodotto e il perché.

Quando i miei figli mi chiedono di aiutarli a leggere un libro per la scuola, io gli dico di no; lavoro tutto il giorno in una sala al buio con un libro davanti e la sera devo assolutamente fare qualcos’altro. E’ la stessa ragione per cui quando faccio doppiaggio e sto molte ore davanti a uno schermo poi la sera la televisione non ho assolutamente voglia di accenderla!

Se l’intervista a Valentina Mari ti ha incuriosito, ecco alcuni degli audiolibri interpretati da lei che ti consigliamo di ascoltare:

L'allieva
Le assaggiatrici
Il linguaggio segreto dei fiori
L'universo spiegato ai miei nipoti
Colpisci il tuo cuore

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