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Intervista a Paolo Cresta, voce del commissario Ricciardi

Intervista a Paolo Cresta, voce del commissario Ricciardi

I gialli firmati da Maurizio De Giovanni che hanno per protagonista il commissario Ricciardi, un poliziotto fuori dall’ordinario che risolve intricati casi sullo sfondo di una Napoli anni 30, sono tra gli audiolibri più ascoltati e apprezzati dagli utenti Audible. Oltre 15000 recensioni entusiaste testimoniano l’ottima qualità non solo del prodotto editoriale, ma anche della narrazione. È Paolo Cresta infatti, con la sua eccezionale interpretazione, a dare voce e spessore ai personaggi dei libri, ognuno con la sua personalità e caratterizzazione. Un lettore “da Oscar” che abbiamo avuto l’occasione di incontrare durante il Salone del Libro di Torino, quando ci ha raccontato qualcosa di più sull’esperienza di leggere i libri di De Giovanni.

Ciao Paolo, cominciamo chiedendoti cosa si prova ad essere parte di questa alchimia meravigliosa che tu e Maurizio De Giovanni siete riusciti a creare, un incantesimo di ambientazioni, personaggi e voce narrante amatissimo dagli utenti Audible.

Si prova una grande gioia e molta emozione. Che i libri fossero belli lo sapevo fin dall’inizio, perché quando ho cominciato a registrarli provavo piacere nel farlo, la scrittura di Maurizio per un attore è molto divertente da affrontare.
Quando ho finito il primo volume però, non sapevo quale sarebbe stata la reazione; mi ricordo di essere andato su Audible a sbirciare le recensioni - lo faccio ogni volta che esce un libro nuovo - perché mi diverte molto leggerle. Adesso, dopo tanti libri, sì che sento di essere una delle componenti fondamentali di questo meccanismo, anche se continuo ad essere sempre molto emozionato.
Quando comincio a registrare un libro nuovo ho sempre l’ansia di mantenere le aspettative della gente, di quelli che chiedono continuamente “quando esce il prossimo?”, spero sempre che possa piacere come l’ultimo. Fino adesso il sistema ha retto, ora ci mancano tre volumi, speriamo di continuare così!

Il senso del dolore

Dopo aver letto così tanti suoi libri, che cos’è diventato per te il commissario Ricciardi? Un amico, il tuo alter ego? Tu incarni tutti i personaggi del libro, ma è naturale che il tuo protagonista venga quasi automaticamente identificato con la tua voce.

In realtà questi libri sono estremamente corali e io sono affezionato a tutti i personaggi; ad esempio, il personaggio a cui voglio in assoluto più bene è il dottor Modo (il medico antifascista grande amico del commissario, ndr).
Succede che quando tu cominci a lavorare su un personaggio, cerchi dentro di te qualcosa che possa aiutarti ad interpretarlo. Dai pensieri di Ricciardi io sono lontanissimo, mentre ad esempio l’ironia che ha Modo la riconosco e quindi ogni volta che mi trovo a recitare la sua parte, diventa una sorta di alter ego.
Ricciardi ha delle emozioni e opinioni distanti dai miei, che però ormai conosco e capisco; per me lui è un po’ come quell’amico che ha un sacco di problemi ma a cui vuoi molto bene.

Dopo 9 libri comunque, mi sono affezionato in maniera familiare a tutti i personaggi, per cui ogni volta che inizio un volume nuovo c’è il piacere e l’emozione di ritrovarli.

Parliamo della preparazione alla lettura: ci sono alcuni narratori che preferiscono leggere per la prima volta in sede di registrazione, altri che invece scelgono di prepararsi prima. Per te come si svolge la preparazione ad una nuova lettura?

Personalmente leggo sempre prima il libro da interpretare; nel caso di Maurizio è vero che potrei quasi non farlo perché la sua scrittura ormai la conosco benissimo, ma d’altro canto in ogni suo libro ci sono personaggi nuovi e spesso l’autore gioca a non presentarli subito, aspetta molte pagine. Quindi il problema è che tu stai cominciando a dare una voce che poi potrebbe non c’entrare niente con il personaggio, per questo ho bisogno di conoscere tutto di loro in anticipo, per calibrare anche i timbri da utilizzare. Al di là di Maurizio comunque, preferisco sempre leggere prima qualunque tipo di testo, in modo da sapere dove vado a parare e potermi giostrare. Poi certo, quando cominci a leggere ad alta voce, fai diventare la parola sonora e delle cose inevitabilmente cambiano, quello che avevi in mente può assumere delle altre sfumature.

La condanna del sangue

Rispetto ad una normale lettura in cui ti emozioni e crei una connessione profonda, che succede quando tu dai voce al libro? In quel momento ti stai ancora emozionando nel leggerlo o c’è un distacco diverso?

Il tentativo è sempre quello di farsi attraversare dalle storie, diventarne la cassa di risonanza. Io sono molto fragile su alcuni argomenti; per esempio, nei libri di Ricciardi c’è il brigadiere Raffaele Maione che ha perso un figlio, e io sono un papà. Tutte le volte che in qualche modo viene richiamata la sua storia, io mi fermo e mi prendo del tempo per elaborarla. Come succede agli scrittori, anche chi legge deve immaginare le cose per farle vedere agli altri; se io non vedo, se non sento quello che sto dicendo, non so quanto possa arrivare davvero a chi ascolta, per questo mi faccio attraversare dalle storie.

Infatti, i 3-4 giorni che impieghiamo per registrare un libro sono molto intensi, tanto che quando esco da una giornata di registrazione di 7-8 ore, se mi chiedi subito come mi chiamo, non ti rispondo proprio istantaneamente! Questo perché sei totalmente svuotato quando hai finito di registrare. Proprio perché il tentativo è quello di rendere tridimensionali le parole con un pensiero e un’anima sotto.

De Giovanni è stato molto carino a dire una cosa che trovo corretta, ovvero che l’interprete nel momento della lettura diventa creatore. Servono tantissima passione e tanta empatia per leggere le storie dei personaggi. Almeno quello è il tentativo che si fa.

Un tentativo sicuramente riuscito in pieno vista la passione che gli ascoltatori hanno per le interpretazioni di Paolo Cresta. Se questa intervista ti ha incuriosito, comincia subito ad ascoltare gli audiolibri di Maurizio De Giovanni della serie del commissario Ricciardi.

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