Il monologo offre infatti all’autore dell’opera la possibilità di far penetrare chi guarda, legge o ascolta nel pensiero dei personaggi, in modo totalmente diretto. Quando supportati da una scrittura di alto livello, questi flussi di coscienza senza intermediazioni sono in grado di lasciare profondamente il segno, emozionare o commuovere, tanto che spesso quello che ricordiamo meglio di un film è proprio il monologo del protagonista. Basti pensare ai pezzi cult di capolavori come Io e Annie, Apocalipse Now, Trainspotting, Ogni maledetta domenica, La 25ª ora e tanti altri.
In letteratura, la tecnica narrativa del monologo, un dialogo introspettivo che il personaggio fa a sé stesso e nel quale emerge la sua interiorità, è stata ampiamente usata a partire dagli inizi del ‘900; l’autore che forse viene più identificato con questa tecnica narrativa e James Joyce, che nell’Ulysses fa largo uso del monologo interiore e del flusso di coscienza, mentre tra gli italiani si ricorda soprattutto Italo Svevo.
Se sei amante dei monologhi, oggi ti presentiamo alcuni titoli da ascoltare per un’affascinante immersione nei pensieri dei personaggi.
Era un’ultima sigaretta molto importante. Ricordo tutte le speranze che l’accompagnarono […] Quest’ultima sigaretta significava proprio il desiderio di attività (anche manuale) e di sereno pensiero sobrio e sodo […]. Adesso che sono qui, ad analizzarmi, son colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto le sigarette per poter riversare su di esse la colpa delle mie incapacità? Chissà se, cessando di fumare, io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo?
Classico tra i classici che tutti abbiamo studiato a scuola, vale la pena ascoltarlo con qualche anno in più sulle spalle e la voglia di riscoprire un testo profondamente introspettivo, con un protagonista nel quale in molti potranno ritrovarsi. Zeno Cosini infastidisce, diverte, a volte perfino esaspera ma alla fine riesce a farsi apprezzare con tutto il suo carico di insicurezza, i suoi dubbi, ossessioni e le bugie che racconta a se stesso. Un viaggio psicanalitico nei pensieri del protagonista espressi perfettamente da Roberto Accornero.
Ma le avventure vere, pensavo fra me e me, non capitano mai a chi se ne sta tappato in casa; bisogna andare a cercarsele fuori.
James Joyce scrive i quindici racconti che compongono questa raccolta nel 1904, con l’obiettivo di raccontare al lettore la natura della società dublinese. I temi principali, che accomunano le vite dei protagonisti, sono il desiderio di evasione frustrato dall’impossibilità di fuggire e che porta alla rassegnazione, la constatazione dell’inutilità dell’esistenza, la disillusione.
Al centro della narrazione c’è sempre la psicologia dei personaggi, esposta attraverso l’uso del monologo interiore. L’interpretazione dei racconti da parte di Mario Massari e Simona Zanini è stata giudicata dagli ascoltatori ottima perché riesce a rendere reali i personaggi e i loro stati d’animo.
Possono toglierci tutto tranne i ricordi, si dice. Ma chi mai sarebbe interessato a questa espropriazione? La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia. Scontata, a metà prezzo.
Fresco di pubblicazione, Niente di vero è la dimostrazione di come si possa scrivere la propria storia in modo non convenzionale né lineare, giocando a “ingannare” chi ascolta, costantemente tenuto in bilico tra finzione e verità, ricordi e i pensieri. In un dissacrante monologo interiore, Veronica ci svela pezzi della sua vita e della sua famiglia: un fratello geniale, una mamma ansiosa, un padre pieno di ossessioni. E poi le passioni e le non passioni, le vacanze e i viaggi, il lutto, l’amore, il sesso, l’aborto. Se ami le grandi scrittrici di letteratura autobiografica, come Annie Ernaux, siamo sicuri che la voce sincera, schietta e smaliziata della Raimo ti conquisterà. La lettura di Cristina Pellegrino riesce a dare peso e colore alle parole dell’autrice.
La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Questo breve monologo teatrale scritto da Alessandro Baricco si presta perfettamente all’ascolto per il suo stile narrativo fortemente espressivo e ricco di musicalità; se poi alla musica delle parole si aggiunge quella della voce di Stefano Benni, che regala un’interpretazione imperdibile, allora l’ascolto è di quelli obbligati.
La storia è nota: lo straordinario pianista Danny Boodman T.D. Lemon Novecento è nato sul piroscafo Virginian e da allora non ha mai messo piede sulla terraferma, nessuno sa perché.
Baricco riesce a dare un senso profondo ad ogni parola e frase, alternando prosa e poesia come in un movimento di onde armonioso.
Ora muoio, ma ho ancora molte cose da dire. Ero in pace con me stesso. Muto e in pace. Ma all’improvviso le cose sono emerse. La colpa è di quel giovane invecchiato. Io ero in pace. Ora non sono più in pace. Bisogna chiarire certi punti. Quindi mi appoggerò su un gomito e solleverò la testa, la mia nobile testa tremante, e cercherò nell’angolo dei ricordi quelle azioni che mi giustificano e perciò smentiscono le infamie che il giovane invecchiato ha sparso in giro a mio discredito in una sola notte fulminea. A mio presunto discredito. Bisogna essere responsabili. È tutta la vita che lo dico.
Questo romanzo dello scrittore cileno Roberto Bolaño è il lunghissimo tormento di un moribondo, un intellettuale che non ha mai voluto opporsi alla storia pur avendone la possibilità e che, attimi prima che la vita lo abbandoni, deve fare i conti con la propria coscienza. Attraverso le parole di quest’uomo, Bolaño racconta con passione e rabbia la codardia di tutti intellettuali cileni e la connivenza verso la dittatura di Pinochet; per farlo sceglie una tecnica che potrebbe risultare un po’ ostica, quella del soliloquio, povera di punteggiatura ma ricca di immagini, surrealismo, poesia. Lo scrittore denuncia un presente compromesso da un passato orribile, che non si può dimenticare, anche se in molti cercano di farlo.
Per descriverti l’interpretazione di Fabrizio Gifuni, preferiamo usare le parole di un ascoltatore: “la lettura di questo libro è talmente perfetta che sembra di essere protagonisti della storia”.
Non capisco niente del mondo che mi circonda figuriamoci di me che ne sono un'infima parte.
Sette atti di un grande narratore per voce sola, Mattia Torre, un genio della comicità che è conosciuto soprattutto per essere uno dei tre sceneggiatori della serie tv cult Boris. Racconti che ritraggono l’Italia, i nostri vizi, nevrosi, peccati, letti da tre straordinari interpreti teatrali: Valerio Aprea, Geppi Cucciari e Valerio Mastandrea. C’è Gola, spassoso resoconto del rapporto degli italiani con il cibo; Perfetta, monologo sulla donna e il suo corpo; Figli, racconto di genitori attempati e ulteriormente invecchiati dalla paternità; Migliore, la storia di un bravo ragazzo un po’ sfigato la cui vita cambia quando causa la morte di un’anziana signora mentre la sta aiutando; In mezzo al mare, con uno stralunato giocatore di ping pong invaghito (non ricambiato) di una ragazza; Colpa di un altro, che fa riflettere con ironia sulla capacità tutta italiana dello scaricabarile; Yes I can, che ironizza sulla costante ricerca di ricchezza e potere. La scrittura di Torre è ironica, scorrevole, profonda ed è davvero un piacere ascoltare questi grandi protagonisti della recitazione darle voce.
Se adori i classici, ti consigliamo anche altri due ascolti imperdibili: una raccolta di monologhi del grande drammaturgo inglese William Shakespeare, e lo straordinario Memorie del sottosuolo di Fëdor Dostoevskij.