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Il male che non c'è
- Letto da: Eduardo Scarpetta
- Durata: 8 ore e 58 min
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Sintesi dell'editore
Per Loris tutto ha avuto inizio nel tempo bambino, quando era insieme al nonno, il bisogno eccessivo di leggere per scacciare le angosce scompariva e lui imparava cose. Ora Loris ha trent'anni, ha fatto della lettura il suo mestiere, vive in città e ha una fidanzata di soprannome Jo. Ma il lavoro in casa editrice è precario, l'ansia di non essere all'altezza dell'età adulta lo schiaccia. Loris scivola dentro sé stesso: c'è un male dentro di lui, un male capace di portarsi via ogni residuo di speranza. Giulia Caminito sceglie la via del romanzo per raccontare sé stessa e la sua generazione, che non ha subito guerre ma ha avuto in sorte la solitudine della Rete e della precarietà.
Cosa pensano gli ascoltatori di Il male che non c'è
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Generale
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Lettura
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Storia
- Giuliana
- 17/10/2024
il male di vivere ha l' aspetto di una colorata Catastrofe
è un romanzo che colpisce per la sua originalità. in un panorama letterario popolato oggi di protagoniste resilienti e a modo loro eroiche la scrittrice si nasconde dietro lo schermo di un giovane ragazzo, ossessionato dall'ipocondria e a disagio in una società in cui l'apparire sani e determinati è essenziale e il malessere non è previsto, non esiste, a meno che non diventi a sua volta una esibizione.È il mondo che a poco poco scopre nel momento in cui esce dal giardino edenico dell'infanzia, rappresentato dall'orto del nonno Tempesta, dai suoi racconti favolosi ed esotici, dalla sua capacità di non perdere mai il contatto con il cuore della terra. . Un romanzo pieno di verità e di poesia che racconta di una generazione ma parla a tutti.
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Generale
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Lettura
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Storia
- Rubens
- 13/10/2024
Viaggio intensissimo
Le prime righe mi fanno temere un disastro, un incontrollato e flamboyante focus sui sentimenti.
L’autrice, invece, riprende subito le fila del suo progetto, che è poi la trattazione di un male psicologico, esattamente come si presenta nella realtà: non didascalico, non direttamente consequenziale a un trauma, complesso, sfaccettato e indistricabile.
Loris cade e ricade, è un ragazzo di oggi come ne conosco diversi, incatenato al malessere senza un motivo unico o eclatante; arrovellato e accomodato nella non-crescita, terrorizzato dagli eventi, dal tempo che passa e dal mondo sociale attorno. Mondo attorno che lo giudica costantemente, svilendo le sue ansie e inadeguatezze con semplicistica noncuranza.
Caminito non cade nel facile errore di rendere tutto chiaro, di vomitare pensieri e onniscienza. Lascia che il disagio si dipani in maniera enigmatica e anche fastidiosa, non indulgendo al presentare il personaggio in maniera positiva o negativa. Si focalizza sull’essere accurata e scrivere minuziosamente, con ricerca, le sensazioni mentali e sensoriali provate da Loris. Il quadro rimane lì da assemblare - oppure no - a scelta del lettore.
Nel fare questo, ci fa ripensare inevitabilmente a “La solitudine dei numeri primi”, come pure ai racconti esperienziali di Mencarelli.
Eppure qui percepisco una maggiore maturità, una migliore capacità di scrittura delle emozioni, alla ricerca di misura e in totale assenza di lirismo, e sentimentalismo, senza manierismi. Si rivela quindi più chirurgica, nel senso positivo del termine, senza per questo scendere mai nel cinismo.
Un bellissimo ritratto contemporaneo, emblematico e allo stesso tempo enigmatico, esattamente come le giovani generazioni contemporanee.
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