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Il mistero della bellezza
- Letto da: Lorenzo Loreti
- Durata: 49 min
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Sintesi dell'editore
Il tema della bellezza viene qui affrontato da Umberto Galimberti, come nel suo stile, con un ritorno alle sorgenti della nostra cultura. Se quella ebraica era una cultura della parola, quella greca era invece una cultura della visione, dominata dal senso della finitudine e della misura.
Così anche la bellezza per l'uomo greco antico è ciò che rispetta delle misure, e cioè ha proporzioni calcolabili. Il cristianesimo porterà poi sulla scena un Dio che si fa corpo visibile, dando in questo modo maggior spazio all'immagine e quindi all'arte figurativa. Ma la bellezza è essenzialmente "simbolo", cioè una dimensione in cui confluisce e si compone il sensibile - ciò che è materiale, che ha a che fare con i sensi, il proprio Io - e il sovrasensibile - un'eccedenza di significato, un'ulteriorità di senso, un rimando a qualcos'altro.
Cosa pensano gli ascoltatori di Il mistero della bellezza
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Generale
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Lettura
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Storia
- Clarissa D.
- 05/09/2022
Grande Galimberti
Testo conciso., ma ricco di suggestioni, che va al di là della riflessione sulla bellezza e la inscrive in un contesto che rimanda alle fondamenta religiose e sociali del mondo così come si è fin qui compiuto. Bello!!!
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Generale
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Lettura
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Storia
- Cliente Amazon
- 11/12/2022
Quasi nulla di nuovo
Galimberti come sempre mostra un'ottima cultura, ma lo fa in maniera eccessivamente ripetitiva, quasi ossessiva, sottolineando concetti già emersi e ribaditi decine di volte in libri e conferenze. Dunque, Il mistero della bellezza non è assolutamente nulla di nuovo se si conosce già Galimberti, il quale parla d'un argomento che non ha mai approfondito, con dei toni e dei concetti ripetuti altre infinite volte, in maniera, dunque, per niente originale. Preferisco evitare di valutare il libro dal punto di vista filosofico, sebbene abbia una visione piuttosto distante da quella dell'autore; la filosofia non è qualcosa che si presta bene alla pura valutazione, mi sento solo di dire che presenta una fallacia argomentativa persistente in tutto il testo, ovvero il considerare gli antichi popoli (soprattutto i greci) come massime e assolute autorità, dando per scontata la premessa della loro superiorità rispetto all'epoca contemporanea.
La lettura, d'altro canto, è veramente ottima.
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