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Il talento
- Letto da: Alessandro Budroni
- Durata: 10 ore e 40 min
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Sintesi dell'editore
Fin dall'infanzia, Carlo Marozzi rivela un'estrosa inventiva nella ricerca della felicità: se alle volte, per esempio in occasione della memorabile vincita al casinò di Campione, la fortuna favorisce le sue intuizioni, altre volte invece è lui a forzarle la mano, come quando, a dodici anni, ottenne la prima bicicletta con un ricatto innocente. Qualche volta - è il caso di quando si fa allevatore di lumache e trafficante di libri omaggio - è altrettanto fantasioso ma assai meno felice; all'occorrenza, per", è capace di ripiegare su lavori più semplici, e di fare per qualche tempo il commesso o il bidello. E' improbabile che dalle sue avventure impari qualcosa, ma che sappia amare lo dimostra il tenero legame con il fratello. Con le donne invece appare meno costante, e la sua sventatezza gli attira con uguale facilità affetto o avversione. Ma cadute e rovesci, per quanto frequenti, non spengono mai il suo talento di vivere.
Carlo Marozzi, nella doppia e dissonante veste di protagonista ingenuo e narratore ironico della storia, è una figura che non si dimentica facilmente: un talento sempre in lotta con la fortuna, un personaggio ora candido e sensibile, ora sventato e disonesto. La narrazione che ha per sfondo l'Italia degli ultimi quarant'anni ed è costruita su un'esuberante varietà di personaggi, situazioni e registri espressivi, dà luogo a un'esplorazione amara e vitale dei sentimenti umani in cui confluiscono lucidità e scrittura, gusto classico del raccontare e una sorprendente vena umanistica.
Cosa pensano gli ascoltatori di Il talento
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Generale
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Lettura
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Storia
- Michele
- 17/04/2024
Accattivante
Narrato in modo magistrale da Alessandro Budroni. La sua lettura è stata così coinvolgente che domani andrò a procurarmi il titolo in libreria. Il timbro dell' Autore all'inizio sembra artefatto, volutamente ampolloso, quasi arcaico. Sembra quasi una boutade. Eppure dopo la prima mezz'ora, la narrazione ti prende, e l'intreccio della storia e dei personaggi ti rapiscono. Iconici le figure di Maria e Michele, a mio modo di vedere.
Consiglio l'ascolto, e per chi volesse, la lettura. Grazie.
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Generale
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Lettura
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Storia
- Utente anonimo
- 03/07/2024
Diario di un inetto
De Marchi con la solita maestria, dà vita a un protagonista fantasiosamente detestabile; un fanfarone senza arte né parte, che cavalca la vita immerso in un'ignoranza abissale della quale egli si compiace continuamente, cercando al contempo di barcamenarsi un po' furbescamente, un po' per pura fortuna, insomma 'all'italiana', nel mare della vita.
La prosa di queste 'memorie' è barocca e nauseabonda, perfettamente in grado di restituire la sgradevolezza dell'io narrante, incapace di verbalizzare il suo fondamentale senso di inadeguatezza nei confronti degli altri. A scalfire questa corazza fatta di parole, solo il rapporto col fratello Sandro, un soprassalto di umanità che ritroveremo, amorfo, anche nel finale.
L'esibizionismo lessicale di De Marchi qui è davvero sfrenato, e a volte può risultare irritante; Budroni legge il testo con una petulanza da applausi
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