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Qualcosa, là fuori

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Qualcosa, là fuori

Di: Bruno Arpaia
Letto da: Dario Sansalone
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A proposito di questo titolo

Dall'autore di l'energia del vuoto, il racconto profetico di una possibile catastrofe.

Pianure screpolate, argini di fango secco, fiumi aridi, polvere giallastra, case e capannoni abbandonati: in un'Europa prossima ventura, devastata dai mutamenti climatici, decine di migliaia di "migranti ambientali" sono in marcia per raggiungere la Scandinavia, diventata, insieme alle altre nazioni attorno al circolo polare artico, il territorio dal clima più mite e favorevole agli insediamenti umani.

Livio Delmastro, anziano professore di neuroscienze, è uno di loro. Ha insegnato a Stanford, ha avuto una magnifica compagna, è diventato padre, ma alla fine è stato costretto a tornare in un'Italia quasi desertificata, sferzata da profondi sconvolgimenti sociali e politici, dalla corruzione, dagli scontri etnici, dalla violenza per le strade. Lì, perse la moglie e il figlio, per sedici anni si è ritrovato solo in un mondo che si sta sfaldando, senza più voglia di vivere, ma anche senza il coraggio di farla finita. Poi, come migliaia di altri, ha pagato guide ed esploratori e ora, tra sete, fame e predoni, cammina in colonna attraverso terre sterili, valli riarse e città in rovina, in un continente stravolto e irriconoscibile...

Un racconto visionario e attualissimo, che ci fa vivere le estreme conseguenze del cambiamento climatico già in atto e realizza quel "ménage à trois" fra scienza, arte e filosofia che, come sosteneva Italo Calvino, costituisce la vocazione profonda della migliore letteratura italiana.

©2016 Guanda (P)2020 Adriano Salani Editore
Italiana

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Storia
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Troppo tardi?

La storia prende in considerazione molto temi tipici delle distopie ( divisione del mondo tra salvati e sommersi, fine delle democrazie, corruzione). Il cambiamento climatico è il catalizzatore di tutti questi temi. Due idee, arrivata alla fine: il tempo che ci separa dallo scenario descritto da Arpaia è poco (troppo tardi per arginare i danni che abbiamo creato?); quello che ci può salvare sono ancora una volta, la speranza e la solidarietà (per questo non è mai tardi).
Stile: qualche deviazione riuscita verso un linguaggio più ‘lirico’.
Lettura: bella voce, proprio perché impostata. Al servizio del racconto.

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Distopia tristemente realistica

Storia avvincente che dipinge un futuro prossimo disastroso per l'umanità. Fa riflettere sui segnali del presente che potrebbero preludere alla catastrofe climatica e di conseguenza sociale. Lo stile di scrittura è talvolta un po' artificiosamente ricercato ma nell'insieme riesce a coinvolgere e a creare l'atmosfera. La lettura troppo impostata, un po' fastidiosa ma ci si abitua.

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Cambiamenti climatici

Il tema è interessante e attuale. La storia è abbastanza scorrevole anche se prevedibile.
Il punto di vista dell’autore segue le teorie scientifiche evoluzionistiche e critica le religioni in generale che sarebbero la causa delle scelte sbagliate dei governi nel far fronte ai cambiamenti climatici.
A mio parere manca nell’incitare il lettore a un cambiamento. La conclusione a cui giungo dopo aver letto questo libro è che nulla potrà cambiare il futuro. Per dirla con i termini dell’apostolo Paolo, se nulla di ciò che facciamo potrà portare a cambiamenti positivi per il futuro: “mangiamo e beviamo, tanto domani morremo”

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Noioso

Storia lenta e poco avvincente.. Narratore fastidioso, non sono riuscito ad andare oltre il 4 capitolo

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Troppe metafore!!!

La storia di per sé non è male, e denota anche una buona dose di ricerca sui rischi dei cambiamenti climatici, però a tratti è ripetitiva. Ciò che però mi ha infastidito è l’ossessivo ricorso alle metafore, in alcuni casi davvero fuori luogo... lettura appena sufficiente, a causa di una cadenza monotona

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Apocalissi della noia

L'ho dovuto leggere per lavoro. Tutto.
Ma come si fa ad avere una bella idea e rovinarla così? Sciatto, ripetitivo, nozionistico... nemmeno il tentativo di rianimazione con la lettura espressiva riesce a dargli un po' di tensione vitale. l'avrei lasciato lì dopo le prime pagine, ma sono stato obbligato a terminarlo. L'unica nota positiva è che mi ha fatto ricordare cosa si provava quando per passare il tempo seduti in certi posti si leggevano gli ingredienti degli shampoo e dei detersivi.

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