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Una certa età
- Per una nuova idea della vecchiaia
- Letto da: Leonardo De Colle
- Durata: 5 ore e 53 min
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Sintesi dell'editore
In un mondo dove l'uomo crede di avere in mano il suo destino, corriamo un grande rischio: non ammettere che il filo rosso dell'esistenza si possa indebolire e spezzare e non comprendere gli aspetti positivi di ogni trasformazione a partire dalla bellezza di invecchiare. Vittorino Andreoli ci racconta la vecchiaia come capitolo originale dell'esistenza e non come un'età "malata". Chi ha "danzato a lungo col tempo" ha maggiore capacità di sperimentare la gioia e considerare il piacere. Talvolta è sufficiente un sorriso, un nipote che si mostra interessato ad ascoltare, l'affiorare di un sentimento puro. Il piacere si lega alla tenerezza, a una nuova intimità, alla lentezza di un gioco che impegna tutto il corpo e che si fa sempre più creativo, slegato com'è dai modelli prestazionali della cosiddetta "vita attiva". Siamo passati dalle generazioni biologiche a quelle psicologiche e, infine, a quelle digitali, che hanno ribaltato i rapporti tra giovani e vecchi, mettendo in crisi l'idea di saggezza e di autorevolezza. Ma è solo recuperando il ruolo cruciale dell'ultima età che possiamo iniziare a riparare la società in cui viviamo, sostituendo ai concetti meccanici di salute e malattia una nuova dimensione del "bendessere".