"A tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio". Uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti, una storia che tocca temi come la speranza, la giustizia, la vendetta, la riconoscenza, il perdono... Un classico che appassiona con la sua trama sorprendente, potente e avvincente.
Il Conte di Montecristo è Edmond Dantès, all'origine un giovane marinaio, esperto nel suo lavoro e profondamente onesto, il quale, per le mene congiunte di tre perfidi personaggi, - Fernand Montego, Danglars e il procuratore Villefort - viene imprigionato nel terribile carcere marsigliese del Castello d'If e vi trascorre molti anni in una segregazione pressoché assoluta e nella disperazione estrema. In queste condizioni affina un odio feroce per gli autori della sua rovina, e l'amicizia con un altro prigioniero (l’abate Faria) gli procura l'evasione, nonché un favoloso tesoro, di cui ne farà lo strumento di una vendetta grandiosa e spietata, attraverso le sue molteplici identità, i suoi viaggi, gli avvelenamenti, gli intrighi, le scomparse, i ritorni, fino alla "redenzione" conclusiva.
La voce esperta e drammatica di Moro Silo caratterizza i personaggi nel rispetto più assoluto delle indicazioni e dello stile dell'autore, per consentire all'ascoltatore di comprendere in ogni istante la dinamica della trama e godere fin nei dettagli la grandiosità del talento letterario di Alexandre Dumas.
Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz'aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo). La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all'indietro.
Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d'acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali. Il colibrì è un romanzo sul dolore e sulla forza struggente della vita, Marco Carrera è - come il Pietro Paladini di "Caos Calmo" - un personaggio talmente vivo e palpitante che è destinato a diventare compagno di viaggio nella vita del lettore.
E, intorno a Marco Carrera, Veronesi costruisce un mondo intero, una galleria di personaggi indimenticabili, un'architettura romanzesca perfetta come i meccanismi di un orologio, che si muove tra i primi anni '70 e il nostro futuro prossimo - nel quale, proprio grazie allo sforzo del colibrì, splenderà l'Uomo Nuovo. Un romanzo che incanta e commuove sulla forza ancestrale della vita.
C'è stata una famiglia che ha sfidato il mondo. Una famiglia che ha conquistato tutto. Una famiglia che è diventata leggenda. Questa è la sua storia.
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione... E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne rilancia il consumo...
In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l'espansione dei Florio, ma l'orgoglio si stempera nell'invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque "stranieri", "facchini" il cui "sangue puzza di sudore". Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell'ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e - sebbene non lo possano ammettere - hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto - compreso l'amore - per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Intrecciando il percorso dell'ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana - dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia - Stefania Auci dipana una saga familiare d'incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza.
Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario - distillato purissimo della vicenda umana - e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
Uno dei capolavori delle letteratura del '900 nella pregevole traduzione di Bruno Fonzi.
Una lunga fila di emigranti è in marcia verso la città polacca di Lodz: fra loro una variopinta comunità di ebrei ortodossi che intende guadagnarsi da vivere con la tradizionale filatura a telaio. Sarà il seme dal quale nasceranno grandi industrie tessili capaci di imporre le loro merci in tutta l'Europa.
In questo piccolo e operoso mondo, dove il tempo è scandito dal lavoro e dalle pratiche religiose, nascono i due figli del pio Reb Abraham Hirsch Ashkenazi, opposti nel carattere fin dalla prima infanzia: Jakob Bunin, vitale e generoso, rappresenta la forza naturale e l'istinto gioioso di vivere, mentre Simcha Meier, introverso e abile negli affari, riversa la sua febbrile inquietudine nell'imprenditoria. La parabola dell'esistenza porterà Jakob ad affermarsi con il suo talento di comunicatore, mentre Simcha toccherà le vette del capitalismo industriale grazie a un miscuglio di cupidigia e lungimiranza che tutto travolge in nome del profitto.
Attorno a loro, tra la fine dell'Ottocento e il primo conflitto mondiale, si svolgono le grandi vicende della Storia e gli eventi minimi di una folla di personaggi uniti dalla comune spiritualità ebraica, che sfocia in conflitti generazionali, al punto di indurre i giovani a un progressivo allontanamento dalla tradizione dei padri, fino a esperienze estreme come la rivoluzione, la negazione degli affetti familiari e l'affermazione dell'individualismo assoluto.
Per Jakob e Simcha, divisi per quasi tutta la loro vita, il risultato è il distacco dal giudaismo, con la conseguente perdita della propria identità per costruirsi una rispettabilità borghese. Ma tutto è inutile, destinato al fallimento. Insieme al capitalismo si sgretolano i destini di uomini e donne travolti dal tempo e dalla Storia. Dei fratelli Ashkenazi, riuniti in un ultimo, disperato abbraccio, non resterà che l'infinita vanità del tutto.
Israel Joshua Singer racconta la grandiosa e feroce epopea borghese degli ebrei polacchi in un romanzo insieme corale e individuale, nel solco del grande realismo ottocentesco ma percorso dalle inquietudini del Novecento: un magistrale affresco che si pone come il pendant ebraico de "I Buddenbrook" di Thomas Mann, e che spiega perché il premio Nobel Isaac Singer disse dell'amato fratello: "Sto ancora imparando da lui e dalla sua opera".
In Lessico famigliare, il riaffiorare alla memoria di parole, espressioni, frasi e modi di dire sentiti tante volte in casa da Natalia Ginzburg, scandisce, con ironia e tenerezza, la storia della sua famiglia - i Levi - ebrei e antifascisti, nell'Italia tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del Novecento.
Pietra miliare della letteratura del Novecento, il romanzo mette in scena un perfetto quadrilatero amoroso entro cui le storie dei protagonisti s'intrecciano con le grandi domande della vita, come quelle sul valore delle scelte individuali, sul rapporto tra pesantezza e leggerezza, libertà e costrizione.
Alla fine degli anni Sessanta, tra la Primavera praghese e l'invasione sovietica, la giovane Tereza e il marito Tomáš, la pittrice Sabina e il suo amante Franz, oscillando tra fedeltà e tradimenti, esplorano passioni e vertigini di un mondo che è diventato una trappola.
"La nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo". Con ostinazione e pacatezza, Primo Levi non ha mai smesso di cercare le parole per raccontare l'atrocità della deportazione e del campo di sterminio di Auschwitz, in cui venne internato dal febbraio 1944 al 27 gennaio 1945. Parole di testimonianza sconvolgente e di grande potenza narrativa che vengono qui accolte e restituite ad alta voce da Roberto Saviano, in una lettura lucida e partecipata.Un'opera imprescindibile per comprendere il Novecento e l'animo umano.
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare.
Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte.
Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.
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Costretta a letto in seguito al difficile parto del suo primo figlio, Didi accoglie con gioia l'assistenza di Hennequin, la balia che aiuta la famiglia nei dieci giorni successivi alla nascita. La convalescenza lunga e dolorosa rende Didi sempre più dipendente dalle attenzioni di Hennequin. Ma le intenzioni di quest'ultima non sono quelle che sembrano: la donna in realtà non è una balia e sta sfruttando la sua vulnerabilità per vendicarsi di qualcosa avvenuto nel suo passato.
L'unica persona che sembra intuire il segreto di Hennequin è Miriam, una giovane poliziotta di Rotterdam che, con l'aiuto di un detective americano, scopre verità inimmaginabili sul suo conto. Miriam si convince che la donna sia in realtà una pericolosa psicopatica e comincia a pedinarla. Quando scopre che lavora a casa di Didi, capisce che Hennequin sta nascondendo un piano diabolico... Riuscirà la tenace e instancabile Miriam a impedire una tragedia?
Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca della donna che (forse) ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo sono il coetaneo Alex, della locale agenzia "Viaggi Tradizione", suo nonno - affetto da una cecità psicosomatica ma sempre al volante della loro auto - e un cane puzzolente.
Il racconto esilarante, ma a tratti anche straziato, del loro itinerario si alterna a una vera e propria saga ebraica, che ripercorre la storia favolosa di un villaggio ucraino del Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti. Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria, fili impregnati di vita vera, storie d'amore, vicende tragiche e farsesche. Un modo tutto nuovo di rileggere il passato per illuminare il nostro presente.
Premio Strega 2006
Pietro Paladini è un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni. Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l'imprevedibile, la sua compagna di sempre muore all'improvviso, e tutto cambia. Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia.
Abitato da una sorprendente calma, osserva il mondo dal punto in cui s'è inchiodato, e diventa suo malgrado un punto di riferimento per familiari, amici e colleghi che accorrono da lui per rovesciargli addosso le proprie ansie...