Gli sdraiati è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli "eretti" non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere...
Un romanzo dal linguaggio e dall’ironia tagliente che racconta il complicato rapporto fra due generazioni divise, ora più che mai, da modi di fare, comportamenti e prospettive del mondo diverse – c’è chi il mondo lo guarda da sdraiato. Protagonista e narratore è un padre che cerca di recuperare un rapporto di intimità con il proprio figlio adolescente (stereotipo dei giovani di ultima generazione: pigro, tecnologico e annoiato) pur tentando di mantenere quel delicato bilancio fra autorità ed amico che rende la figura paterna così teneramente complicata. La storia, per quanto semplice, mi ha divertito molto e al tempo stesso mi ha fatto riflettere su questa comica accoppiata padre-figlio, in cui tutti noi possiamo in qualche modo trovare qualcosa in comune. Anche se ho trovato la caratterizzazione dei giovani un po’ esagerata e alle volte ingiusta (sarà perché sono di parte), è un ascolto che consiglio caldamente ai miei coetanei. Inoltre c’è l’impareggiabile narrazione di Claudio Bisio, che aggiunge il suo caratteristico livello di umorismo e rende l’audiolibro una pillola di buonumore e riflessione.
Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell'umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza.
Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt'oggi incarna lo spirito di Barcellona, all'epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono al tramonto, mentre mercanti e banchieri sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l'azione dell'Inquisizione minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei...
Personaggio di inusuale tempra e umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della "cattedrale del popolo". E all'ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno...
Un'opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch'essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali così come nella sua vivacissima quotidianità, in un'ambientazione capace di ricreare, con limpidezza superiore alla penna di uno storico, luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino.
Probabilmente il mio audiolibro preferito finora! Sono pochi i temi che non vengono toccati in questo romanzo storico ambientato nella Barcellona del XIV secolo: giochi di potere, amori impossibili, riscatto sociale, religione, amicizie fraterne… sono tutti presenti all’appello. La storia parla di Arnau Estanyol, figlio di un servo della gleba fuggito dai soprusi dei suoi padroni e rifugiatosi a Barcellona, fremente città in ascesa economica. Qui Arnau si scontrerà con ricchi, nobili ed inquisitori per difendere la libertà che con tanto sacrificio suo padre è riuscito a donargli. Le vicende ruotano attorno la costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Mar, costruita non da nobili o re, ma dal popolo e dal solo sudore. A coronare una storia così completa, a mio avviso, è stata la descrizione e l’evoluzione dei personaggi, a cui rimango tuttora affezionato. Insomma, questo audiolibro mi ha tenuto incollato alle cuffie! Lo consiglio specialmente come ascolto durante la corsa!
Pietra miliare della letteratura del Novecento, il romanzo mette in scena un perfetto quadrilatero amoroso entro cui le storie dei protagonisti s'intrecciano con le grandi domande della vita, come quelle sul valore delle scelte individuali, sul rapporto tra pesantezza e leggerezza, libertà e costrizione.
Alla fine degli anni Sessanta, tra la Primavera praghese e l'invasione sovietica, la giovane Tereza e il marito Tomáš, la pittrice Sabina e il suo amante Franz, oscillando tra fedeltà e tradimenti, esplorano passioni e vertigini di un mondo che è diventato una trappola.
"“L’insostenibile leggerezza dell’essere” tratta delle libertine vicende amorose di quattro praghesi durante l’opprimente periodo dell’occupazione sovietica. Diversi sono i temi provocatori del romanzo, ma il principale rimane quello che già si evince dal titolo: la leggerezza per quanto possa apparire come la più ammaliante e semplice delle alternative, diventa la scelta più insopportabile da prendere in quanto priva di significato.
Tuttavia i temi esplorati non si fermano di certo al titolo. Infatti, ciò che mi ha colpito è stata la varietà oltre che la profondità delle questioni su cui Milan Kundera porta il lettore/ascoltatore a riflettere: fedeltà in amore, politica del regime socialista, psicologia nel rapporto sessuale, religione, persino una riflessione critica sulla relazione fra uomini e animali che mi ha preso alla sprovvista in cucina. Come ciliegina sulla torta, c’è la voce baritonale di Fabrizio Bentivoglio che, oltre a conferire una drammaticità unica alla lettura, è perfetta per la buonanotte! Non dimenticate di impostare il timer!
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- Seimila chilometri a zigzag da Rovaniemi (Finlandia) a Odessa (Ucraina). Un percorso che sembra tagliare, strappare l'Europa occidentale da quella orientale. È una strada, quella di Rumiz, che tra acque e foreste, e sentori di abbandono, si snoda tra gloriosi fantasmi industriali, villaggi vivi e villaggi morti. Rumiz accompagna l'ascoltatore, con una voce profonda, ricca di intonazioni, per paesaggi inediti, segreti, struggenti di bellezza.
E più avanza, più ha la sensazione di non trovarsi su qualche sperduto confine ma precisamente al centro, nel cuore stesso dell'Europa. Attraversa dogane, recinzioni metalliche, barriere con tanto di torrette di guardia, vive attese interminabili e affronta severissimi controlli, ma come sempre conosce anche la generosità degli uomini e delle donne che incontra sul suo cammino: un pescatore di granchi giganti, prosperose venditrici di mirtilli, un prete che ha combattuto nelle forze speciali in Cecenia.
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Date le mie origini slave, sono stato subito attratto dalla sinossi di Trans Europa Express: un viaggio nelle vaste distese dell’Europa dell’Est. Rumiz non mi ha deluso. Con uno stile poetico d’altri tempi, mi ha trasportato, zaino in spalla, a collezionare assieme a lui stampi sul passaporto, scavalcando dogane, a volte in modo rocambolesco, che dividono non solo le nazioni, ma anche i confini ossimorici fra progresso e tradizione. Sì, perché il viaggio di Rumiz non si estende solo fra le steppe ucraine e i porti baltici, ma sembra ritornare in un’epoca diversa, in cui la semplicità e il fare genuino delle persone stendevano lo scorrere del tempo, in contrasto con la frenesia delle città, alimentate dai motori dei centri commerciali e delle insegne luminose. Ho amato anche i personaggi, che Rumiz descrive sempre con una grande potenza evocativa. Dal pope veterano di guerra all’ultimo rabbino del paese, dal generoso pescatore finlandese al sindaco poco astemio di una cittadina sui Carpazi. In generale è un audiolibro che consiglio caldamente per chiunque fosse in cerca di un’avventura o dell’ispirazione per iniziarla.
La democrazia è una religione laica che identifica le proprie basiliche nei palazzi del potere, la curia nel governo, gli ordini nei partiti, il clero nei politici, le prediche nei comizi, le messe nelle elezioni, i fedeli negli elettori, i confessionali nelle cabine elettorali e i segni della croce nel voto. Ma, come in tutte le religioni, dietro alle colorite e folcloristiche apparenze dei riti e delle cerimonie, che distraggono e attraggono i cittadini, si nascondono le fosche e losche realtà dell'uso e dell'abuso del potere, che ammaliano e corrompono i politici.
Piergiorgio Odifreddi dedica questo libro a svelare le contraddizioni nascoste e le distorsioni lampanti della democrazia. Inizia sezionando con il bisturi della logica concetti come la cittadinanza (perché mai la può avere il discendente di un coevo di Cavour, ma non chi frequenta oggi le scuole in Italia?) e lo Stato, in quanto area racchiusa in confini spesso discutibili e non democratici, nel senso di non accettati dal popolo, come ha dimostrato il recente esempio della Catalogna. Prosegue poi con la Costituzione e i tentativi di manipolarla, i diritti e i diversi modi di intendere il "dovere" e il "volere", e i candidati, candidi solo nel nome, per approdare alle odiatissime tasse imposte dallo Stato vampiro.
Il libro procede con luciferina chiarezza per parole chiave, analizzando minuziosamente la democrazia e le istituzioni. È quindi un utile strumento per imparare a ragionare politicamente e a formulare domande indiscrete, a partire da quella primordiale: siamo cittadini di un sistema democratico e palese, o sudditi di un regime totalitario e invisibile?
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Il re è nudo. La logica semplice quanto tagliente di Odifreddi seziona parte per parte la struttura democratica per svelarne le sue incongruenze e, a volte, assurdità. Ho trovato questo audiolibro piacevolmente stimolante, capace di far girare le rotelle del pensiero con input semplici, quanto diretti. Le tematiche trattate sono tante e spaziano dalle logiche poco convincenti degli attestati di cittadinanza, passando per il sistema di voto, di cui ogni democrazia sfoggia una sua versione distinta e diversa dalle altre, fino a parlare delle adorate tasse. Nonostante nessuna istituzione sia al sicuro dalla lama matematica, non è comunque ancora il caso di abbandonare tutto e darsi all’anarchia sconsiderata. Anzi, questo ascolto è un invito ad analizzare più in profondità la nostra società con spirito critico, senza indugiare in slogan accattivanti e facili soluzioni.
È un giorno di sole quando Armin chiama suo fratello Wulf, per mostrargli un prodigio: la costruzione della "strada che non si ferma mai". Una meraviglia che li lascia senza fiato, il miracolo tecnico dei nemici romani, capaci di creare dal nulla una strada che attraversa foreste, fiumi, paludi e non devia nemmeno davanti alle montagne. Improvvisamente i due sentono dei rumori: è una pattuglia romana.
Armin e Wulf sono catturati dai soldati. Nel loro destino però non c'è la morte, né la schiavitù. Perché Armin e Wulf sono figli di re. Sigmer, il loro padre, è un guerriero terribile e fiero, principe germanico rispettato e amato dalla sua tribù. La sua sola debolezza era l'amicizia segreta con Druso, il grande nemico, il generale romano precocemente scomparso, che Sigmer, di nascosto, ha imparato a conoscere e ad ammirare. Ma di questa ammirazione nulla sanno i due giovani.
Devono abbandonare la terra natale e il padre, per essere condotti a Roma. Sono principi, per quanto barbari. Saranno educati secondo i costumi dell'Impero, fino a diventare comandanti degli ausiliari germanici delle legioni di Augusto. Sotto gli occhi dell'inflessibile centurione Tauro, mezzosangue germano convertito all'amore e alla fedeltà verso Roma, impareranno una nuova lingua, adotteranno nuove abitudini, un modo diverso di pensare.
E come possono Armin e Wolf, cresciuti nei boschi, non farsi incantare dai prodigi di Roma? Non solo la strada, ma anche gli acquedotti, i templi, i palazzi meravigliosi. I due ragazzi diverranno Arminius e Flavus, il biondo, cittadini romani, due giovani guerrieri, stimati da tutta Roma, capaci di conquistarsi la fiducia dello stesso princeps Augusto. Ma il richiamo del sangue è davvero spento in loro? La fedeltà agli avi può portare alla decisione di tradire la terra che li ha adottati a favore di quella che li ha generati?
Valerio Massimo Manfredi torna al romanzo e racconta, unendo alla perfezione esattezza storica e respiro epico, la storia straordinaria e mai narrata prima di due fratelli, due guerrieri, le cui scelte hanno portato a Teutoburgo, lo scontro decisivo tra Romani e Germani, la battaglia che ha cambiato il destino dell'Impero Romano e del mondo.
Prodotto e realizzato da Emons, per conto di Mondadori.
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Vi ricorda qualcosa la Battaglia della foresta di Teutoburgo? Se come me, avete una piccola lacuna storica, vi consiglio caldamente di riscoprire questa storia che ha segnato uno dei primi colpi alla supremazia dell’impero romano e l’inizio del suo declino. Più che un racconto storico, comunque, pare di ascoltare una storia epica, degna di Omero, se non fosse per la veridicità dei fatti (per la maggior parte). La storia di Roma sembra essere legata alle imprese di due fratelli e al loro scontro: come Romolo e Remo, così anche Arminio e Flavius, strappati dalla loro tribù germanica da giovani, si ritroveranno a doversi affrontare per difendere la casa natale da una parte e quella adottiva dall’altra. Lealtà, fratellanza e famiglia, ma anche amori impossibili, trame politiche e valore militare sono le corde stuzzicate da Manfredi e raccontate con grande espressività da Lorenzo Loreti, che contribuisce a rendere questo audiolibro una piccola macchina del tempo.