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La sorella di Shakespeare e altri ritratti di scrittrici
- Letto da: Betta Cucci
- Durata: 9 ore e 3 min
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Sintesi dell'editore
«Come possiamo combinare le parole vecchie in nuove sequenze, così che esse sopravvivano, che creino bellezza, che dicano la verità?» Era questo, per Virginia Woolf, «il problema» del linguaggio letterario. Problema alla cui soluzione si dedicò con la sua riflessione teorica e con la pratica narrativa, alla ricerca di una frase elastica e flessibile, una frase femminile. E allo studio dell'esperienza letteraria femminile Virginia si dedicò fin da giovane quando, poco più che ventenne, iniziò a collaborare con il «Times Literary Supplement», affermandosi presto come una delle voci più importanti della critica anglosassone. Le sue recensioni coprono un ampio spettro di generi, dal romanzo alla poesia, dagli epistolari alla memorialistica ai libri per l'infanzia, contribuendo a infrangere i confini tra fiction e non-fiction.
Ne è testimonianza l'antologia di testi costruita da Oriana Palusci: dalle scrittrici del Seicento, reali o immaginarie (emblema di queste ultime è Judith, l'ipotetica e «meravigliosamente dotata» sorella di William Shakespeare), fino alle "consorelle" sue contemporanee Katherine Mansfield e Vita Sackville-West, Woolf va componendo una vera e propria storia della letteratura inglese scritta da donne, e anche una storia della coscienza femminile che si batte per affrancarsi. Culmine di questo percorso è l'opera della stessa Virginia, nella quale si intravede un'Inghilterra utopica in cui le scrittrici saranno grandi perché avranno ottenuto "una stanza tutta per sé".